I lavori del futuro:

sarà necessario saper programmare?

I lavori del futuro: sarà necessario saper programmare?

Sarà necessario saper programmare? Bella domanda. La risposta può non essere così scontata. È ormai un dato di fatto vivere la vita di tutti i giorni, a casa e a lavoro, a stretto contatto con le nuove tecnologie, in un mondo dove l’innovazione fa da padrona. Ed è scontato che le macchine rappresentino una componente sempre più pervasiva in ogni ambito. Si sente parlare sempre di più di tutto quel mondo smart che comprende la domotica, la scuola digitale, le città intelligenti, la robotica, l’intelligenza artificiale e chi più ne ha più ne metta.

È quindi banale dire che la maggior parte delle persone usufruisce di questi servizi, a partire dall’uso quotidiano di pc e smartphone. Meno banale è pensare a tutto il lavoro che c’è dietro: righe e righe di codice che permettono il funzionamento di tutte queste macchine. E sì, le macchine possono imparare da sole con il machine learning, ma la fase di training avviene grazie all’intervento dell’uomo.

Se questo è lo scenario in cui viviamo, guidato da una forte tendenza alla digital transformation, risulta abbastanza ovvio che i web developer siano una categoria professionale sempre più richiesta. Non a caso è annoverata tra i lavori del futuro. Si sente dire anche che la digitalizzazione porterà un alto tasso di disoccupazione e questa pare essere una previsione veritiera. Anche se, d’altro canto, è molto probabile che porterà alla nascita di nuove figure professionali, solo alcune delle quali al momento immaginabili.

La questione non gira tanto intorno al fatto che le professioni “umanistiche” sono svolte meglio dall’uomo che dalla macchina, quanto alla possibilità di imparare a programmare, anche a bassi livelli, perché questa competenza è utile prima di tutto per sviluppare il pensiero computazionale utile a capire come interagire con la tecnologia affinché possa risultare effettivamente uno strumento a valore aggiunto. In una visione formativa inoltre, spesso il coding viene insegnato per sviluppare una logica nuova, per imparare a riconoscere problemi e trovare soluzioni. Insomma, per coltivare quelle famose competenze trasversali che sono richieste tanto quanto il saper programmare.

Nei Paesi in cui questa disciplina è insegnata nelle scuole – l’Italia è stranamente agli ultimi posti – tutti i ragazzi sono invitati a mettersi in gioco per vincere le sfide del coding ma, a patto che non si scelga all’Università per farlo diventare un vero e proprio lavoro, è una materia come un’altra per aumentare le famose skills degli studenti, liberi poi di scegliere la loro strada. Forse la domanda da porsi quindi è: programmare è per tutti? A voi la risposta.

Ti potrebbe interessare
Conoscere i trend di Digital Transformation per sviluppare progetti innovativi vincenti
Machine learning e intelligenza artificiale
Cosa ci riserva il futuro? Il focus sul machine learning

Lascia un Commento