{"id":2387,"date":"2018-03-30T07:36:32","date_gmt":"2018-03-30T05:36:32","guid":{"rendered":"http:\/\/www.elmat.com\/blog\/?p=2387"},"modified":"2018-03-29T14:37:28","modified_gmt":"2018-03-29T12:37:28","slug":"i-lavori-del-futuro-sara-necessario-saper-programmare","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.elmat.com\/blog\/i-lavori-del-futuro-sara-necessario-saper-programmare\/","title":{"rendered":"I lavori del futuro: sar\u00e0 necessario saper programmare?"},"content":{"rendered":"
Sar\u00e0 necessario saper programmare?<\/em> Bella domanda<\/strong>. La risposta pu\u00f2 non essere cos\u00ec scontata. \u00c8 ormai un dato di fatto vivere la vita di tutti i giorni, a casa e a lavoro, a stretto contatto con le nuove tecnologie, in un mondo dove l\u2019innovazione fa da padrona. Ed \u00e8 scontato che le macchine rappresentino una componente sempre pi\u00f9 pervasiva <\/strong>in ogni ambito. Si sente parlare sempre di pi\u00f9 di tutto quel mondo smart<\/em> che comprende la domotica, la scuola digitale, le citt\u00e0 intelligenti, la robotica, l\u2019intelligenza artificiale e chi pi\u00f9 ne ha pi\u00f9 ne metta.<\/p>\n \u00c8 quindi banale dire che la maggior parte delle persone usufruisce di questi servizi, a partire dall\u2019uso quotidiano di pc e smartphone. Meno banale \u00e8 pensare a tutto il lavoro che c\u2019\u00e8 dietro: righe e righe di codice che permettono il funzionamento di tutte queste macchine<\/strong>. E s\u00ec, le macchine possono imparare da sole con il machine learning<\/em><\/strong>, ma la fase di training avviene grazie all\u2019intervento dell\u2019uomo.<\/p>\n Se questo \u00e8 lo scenario in cui viviamo, guidato da una forte tendenza alla digital transformation<\/strong>, risulta abbastanza ovvio che i web developer<\/strong> siano una categoria professionale sempre pi\u00f9 richiesta. Non a caso \u00e8 annoverata tra i lavori del futuro. Si sente dire anche che la digitalizzazione porter\u00e0 un alto tasso di disoccupazione e questa pare essere una previsione veritiera. Anche se, d\u2019altro canto, \u00e8 molto probabile che porter\u00e0 alla nascita di nuove figure professionali<\/strong>, solo alcune delle quali al momento immaginabili.<\/p>\n La questione non gira tanto intorno al fatto che le professioni \u201cumanistiche\u201d sono svolte meglio dall\u2019uomo che dalla macchina, quanto alla possibilit\u00e0 di imparare a programmare, anche a bassi livelli, perch\u00e9 questa competenza \u00e8 utile prima di tutto per sviluppare il pensiero computazionale<\/strong> utile a capire come interagire con la tecnologia affinch\u00e9 possa risultare effettivamente uno strumento a valore aggiunto. In una visione formativa inoltre, spesso il coding<\/em> viene insegnato per sviluppare una logica nuova, per imparare a riconoscere problemi e trovare soluzioni. Insomma, per coltivare quelle famose competenze trasversali che sono richieste tanto quanto il saper programmare<\/strong>.<\/p>\n Nei Paesi in cui questa disciplina \u00e8 insegnata nelle scuole – l\u2019Italia \u00e8 stranamente agli ultimi posti – tutti i ragazzi sono invitati a mettersi in gioco per vincere le sfide del coding ma, a patto che non si scelga all\u2019Universit\u00e0 per farlo diventare un vero e proprio lavoro, \u00e8 una materia come un\u2019altra per aumentare le famose skills degli studenti, liberi poi di scegliere la loro strada. Forse la domanda da porsi quindi \u00e8: programmare \u00e8 per tutti?<\/em> A voi la risposta<\/strong>.<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":" Sar\u00e0 necessario saper programmare? Bella domanda. La risposta pu\u00f2 non essere cos\u00ec scontata. \u00c8 ormai un dato di fatto vivere la vita di tutti i giorni, a casa e a lavoro, a stretto contatto con le nuove tecnologie, in un mondo dove l\u2019innovazione fa da padrona. Ed \u00e8 scontato che le macchine rappresentino una componente… <\/p>\n