digital transformation Archivi https://www.elmat.com/blog/tag/digital-transformation/ Tue, 30 Jul 2019 10:44:22 +0000 it-IT hourly 1 https://blog.elmat.com/wp-content/uploads/2019/07/cropped-favicon-32x32.jpg digital transformation Archivi https://www.elmat.com/blog/tag/digital-transformation/ 32 32 Conoscere i trend di Digital Transformation per sviluppare progetti innovativi vincenti https://www.elmat.com/blog/conoscere-i-trend-di-digital-transformation-per-sviluppare-progetti-innovativi-vincenti/ https://www.elmat.com/blog/conoscere-i-trend-di-digital-transformation-per-sviluppare-progetti-innovativi-vincenti/#respond Thu, 29 Aug 2019 07:00:41 +0000 https://blog.elmat.com.n22948-why01.linp021.arubabusiness.it/?p=3000 Nella Gazzetta Ufficiale è stata pubblicata la legge n°58/2019, la legge di conversione del Decreto Crescita. Nell’art. 29 si parla di Digital Transformation: sono previste agevolazioni fino al 50% dei costi sostenuti per progetti “trasformazione tecnologica e digitale” con importo di spesa non inferiore a 50mila euro. Questi incentivi ai progetti di Digital Transformation possono...

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Nella Gazzetta Ufficiale è stata pubblicata la legge n°58/2019, la legge di conversione del Decreto Crescita. Nell’art. 29 si parla di Digital Transformation: sono previste agevolazioni fino al 50% dei costi sostenuti per progetti “trasformazione tecnologica e digitale” con importo di spesa non inferiore a 50mila euro.

Questi incentivi ai progetti di Digital Transformation possono essere d’aiuto a quelle aziende che vogliono mettere in atto un cambiamento radicale, integrando la tecnologia digitale in tutte le sue aree. Si tratta di adottare l’innovazione, di capire quale progetto è più utile allo sviluppo aziendale. E per fare questo, le aziende devono essere consapevoli di quali siano i trend di Digital Transformation previsti per il 2020.

Data Mining, AI e Machine Learning
Blockchain
IoT
Cloud
AI conversazionale

Data Mining, AI e Machine Learning

I dati sono fondamentali per le aziende perché aiutano a prendere le decisioni migliori in ogni area: vendite, acquisti, strategia, risorse umane… Grazie al data mining, le aziende possono avere a disposizione una grande quantità di dati che possono essere analizzati usando l’AI e il Machine Learning per fare analisi predittive, migliorare i propri processi e innovare. Oggi le aziende utilizzano una bassissima percentuale dei dati che possiedono ma il trend è in crescita perché si prevede che la percentuale di dati che si userà in futuro sarà sempre più alta.

Blockchain

La blockchain ormai non è più una novità infatti ciò che è interessante sarà la sua evoluzione, ovvero come sarà utilizzata dalle aziende. Si tratta di capire come sfruttare il vero potenziale della blockchain per realizzare nuovi ecosistemi e modelli di business. Un esempio è l’uso che ne fa Kodak, che sta creando una piattaforma per i diritti di immagine basata sulla blockchain.

IoT

Il numero di dispositivi connessi a internet è in aumento. Questo significa che i sensori IoT raccolgono una considerevole mole di dati preziosi per le aziende. Allo stesso tempo, queste ultime comprendono il valore dei dati e la necessità di analizzarli per trarne conclusioni utili a livello strategico. Insomma, finalmente le aziende stanno capendo quale sia il risvolto positivo di questa tecnologia e si stanno organizzando per studiare i dati e trasformarli in vantaggio competitivo.

Cloud

Il cloud è strettamente correlato a tutti questi trend: le aziende hanno bisogno di più spazio per una quantità di dati che continua a crescere e hanno bisogno di infrastrutture sempre più potenti e performanti. Si conferma anche l’ascesa di PaaS (Platform as a Service), IaaS (Infrastructure as a Service) e SaaS (Software as a Service).

AI conversazionale

Queste tecnologie sono ancora lontane dall’essere perfette: non riescono a seguire conversazioni complesse e a capire le sfumature di emozioni del linguaggio umano. Nel 2020 si migliorerà ma non ancora in maniera epocale. Quello che invece identifica l’AI conversazionale come un trend in crescita è l’utilizzo sempre maggiore delle interfacce utente vocali. Non stiamo parlando solo dell’uso consumer di Amazon Alexa, Google e Siri, ma anche dell’inizio di un utilizzo B2B. Probabilmente l’interfaccia utente conversazionale verrà adottata sui sistemi aziendali esistenti, come le piattaforme IaaS.

Questi 5 trend di Digital Transformation possono trasformarsi in progetti interessanti che mirano a dare uno sviluppo positivo alle aziende. Certo, bisogna adattarsi al cambiamento ma è di sicuro il primo passo per innovarsi e per andare oltre i propri limiti. E gli incentivi sulla Digital Transformation sono di certo un ottimo stimolo per iniziare questo percorso.

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Il lavoro che cambia: lo Smart City Manager https://www.elmat.com/blog/il-lavoro-che-cambia-lo-smart-city-manager/ https://www.elmat.com/blog/il-lavoro-che-cambia-lo-smart-city-manager/#respond Wed, 20 Jun 2018 05:35:32 +0000 http://www.elmat.com/blog/?p=2389 È palese che lo scenario urbano sia in continua evoluzione e ormai sono anni che si studiano progetti per trasformare le città in smart city. Così come cambiano i luoghi in cui viviamo e lavoriamo, anche la vita quotidiana di generazione in generazione sta mutando. E così pure il mondo del lavoro: sono gli anni...

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È palese che lo scenario urbano sia in continua evoluzione e ormai sono anni che si studiano progetti per trasformare le città in smart city. Così come cambiano i luoghi in cui viviamo e lavoriamo, anche la vita quotidiana di generazione in generazione sta mutando. E così pure il mondo del lavoro: sono gli anni delle start-up, dei fab lab, dello smart working. Si vanno quindi a delineare vere e proprie figure professionali e, per quanto riguarda la Pubblica Amministrazione, una di queste è lo Smart City Manager.

Céline Vanderborght ricopre il ruolo di Smart City Manager per la Regione di Bruxelles-Capitale dal 2015 e sostiene che “città” dovrebbe sempre avere la precedenza su “intelligente”. L’interesse è quindi rivolto alla città reale. Una città intelligente non è tale per la massiccia dose di nuove tecnologie integrate di cui è composta, ma per la capacità della collaborazione pubblico-privata di rendere gli spazi urbani più vivibili, pensati apposta per un maggiore comfort dei cittadini e improntati alla sostenibilità ambientale.

Le sfide che le città devono affrontare sono enormi: popolazione, energia, mobilità, educazione, consumi, integrazione e tanti altri. Ed è per questo che è utile individuare un’unità organizzativa dedicata alla pianificazione di progetti smart city. Progetti che vanno da nuovi modi di trasporto ad applicazioni innovative da integrare nella vita quotidiana. Infatti, come sostiene Anthony Townsend della New York University, “una smart city è un luogo in cui le soluzioni ITC sono combinate con le infrastrutture, le architetture, gli oggetti quotidiani e persino il nostro corpo per affrontare i problemi sociali, economici ed ambientali”.

La figura dello Smart City Manager si delinea quindi per le responsabilità e le competenze in questo settore, fungendo da ponte tra i servizi offerti alla comunità e i cittadini, elaborando un uso sostenibile delle risorse naturali e perseguendo una politica locale partecipativa. Ad esempio, per quanto riguarda la smart mobility, l’uso efficiente dei mezzi è il task centrale su cui lavorare per diminuire il traffico, evitare le congestioni e abbassare anche il livello di inquinamento. Perché il fine ultimo è sempre quello di migliorare la qualità della vita delle persone.

È quindi un ruolo fondamentale di guida per la gestione dei progetti che, una volta studiati e confermati, devono essere incubati e messi in pratica da una figura specializzata che, per esperienza e competenza, sia effettivamente in grado di seguire l’implementazione di questi progetti, coordinando le risorse necessarie e gli attori coinvolti. Perché per fare quel passettino in più, per passare dalla teoria alla pratica, non servono solo gli investimenti, ma anche un professionista chiamato ad interpretare diversi ruoli, che sia immerso all’interno dell’organizzazione e il cui lavoro si connoti per la forte componente multidimensionale e relazionale. Perché per creare una smart city, il lavoro da svolgere è, sotto tutti i punti di vista, per i cittadini e con i cittadini.

Ora, le questioni che rimangono aperte sono diverse: quale sarà la figura più indicata per ricoprire questo ruolo? Il servizio sarà erogato dal comune? Saranno quindi istituiti dei bandi? Sono domande che bisogna porsi, ma soprattutto che richiedono risposte. Trovare la figura ideale vuol dire infatti valutare il giusto connubio tra competenze tecniche, organizzative e umanistiche.

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La mesh network vista da un esperto https://www.elmat.com/blog/la-mesh-network-vista-un-esperto/ https://www.elmat.com/blog/la-mesh-network-vista-un-esperto/#comments Mon, 07 May 2018 08:31:38 +0000 http://www.elmat.com/blog/?p=2481 Boyce LaRue – Manager Director di Data Wave da quasi vent’anni – è un progettista specializzato nella creazione di reti mesh. Nel 2002 ha fondato Meshdynamics, azienda situata nella Silicon Valley formata da un team di sviluppatori con base in India e negli USA. MeshDynamics si occupa di soluzioni altamente tecnologiche, utilizzando i protocolli più...

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Boyce LaRue Manager Director di Data Wave da quasi vent’anni – è un progettista specializzato nella creazione di reti mesh. Nel 2002 ha fondato Meshdynamics, azienda situata nella Silicon Valley formata da un team di sviluppatori con base in India e negli USA. MeshDynamics si occupa di soluzioni altamente tecnologiche, utilizzando i protocolli più adatti per le applicazioni IoT, per proporre sistemi di networking avanzati e di ultima generazione. Abbiamo avuto l’opportunità di fargli una breve intervista e di capire più da vicino il punto di vista di un “addetto ai lavori”.

1. Come nasce l’idea di fondare Meshdynamics e qual è la mission dell’azienda?

In Meshdynamics lavoriamo nel campo del controllo robotico e il nostro obiettivo è quello di implementare nuove soluzioni di sicurezza per gli ambienti esterni, come le reti mesh appunto. Riverbed Xirrus è invece un’azienda più giovane ma anche più innovativa nel campo della connessione wireless. I prodotti, oltre ad essere validi e interessanti, sono anche altamente competitivi e consentono di configurare reti di grandi dimensioni gestite tramite cloud. Data Wave, di cui sono Manager Director dal 2000, ha coltivato nel tempo una stretta relazione con entrambe le aziende: forniamo soluzioni innovative su misura aumentando il valore delle nuove strategie basate sull’investimento tecnologico.

2. Come definiresti la tua esperienza di progettista di reti mesh all’interno dell’azienda?

Partiamo dal presupposto che i clienti sono sempre alla ricerca di una soluzione sicura e affidabile e di una grande larghezza di banda. Non cercano un prezzo stracciato per un prodotto in scatola. La maggior parte delle aziende clienti dispone di professionisti della rete e di tecnologie adatte al supporto e allo storage dei dati, ma sono pochi quelli che hanno una conoscenza approfondita dei sistemi wireless. Un progetto di rete mesh deve infatti considerare diversi fattori come la topologia dell’area, il numero di utenti autorizzati all’accesso alla rete, l’interferenza causata da fonti esterne, l’area di copertura e, non ultimo, le aspettative dell’utente. Non esistono due installazioni uguali, una misura adottata in un caso non vale in un altro. Si parte quindi da alcuni criteri di valutazione.

a. Topologia: la presenza di alberi, colline, edifici, grandi distese di acqua, torri elettriche ad alta tensione e distanza dalla fonte dei dati sono tutte variabili molto importanti da tenere in considerazione.

b. Il numero di utenti: quando Tiger Woods partecipa ad un evento della Professional Golf Association, sono circa 35.000 le persone che si trovano sul campo a guardare l’evento da un posto fisso, ma sono circa 7.500 quelle che seguono Tiger ad ogni suo spostamento di buca. Se è attivo il Wi-Fi nello smartphone di tutti gli spettatori, anche se non viene utilizzato, si dà origine ad una cosa molto simile ad un DoS sulla rete. In questo esempio il problema è che la rete, pensata per supportare 35.000 collegamenti, andrà in crash quando altre 7.500 persone si spostano da una buca all’altra. Ora, vi lascio immaginare cosa può succedere in uno stadio di calcio con 100.000 spettatori…

c. Le interferenze: reti e dispositivi concorrenti e presenti nello spettro o negli stessi canali, antenne sovradimensionate, inceppamenti di percorso, la crescita delle piante sono tutte variabili da considerare nel progettare il design della rete. Facciamo un altro esempio: in un ospedale ci sono circa 12/15 dispositivi le cui frequenze viaggiano nello stesso canale all’interno dello stesso spettro utilizzato dalla connessione Wi-Fi. È possibile dunque che si perda il segnale del Wi-Fi proprio perché si crea un’interferenza tra le frequenze utilizzate dai dispositivi ospedalieri e quelle utilizzate invece dal Wi-Fi.

d. L’area di copertura: città, stadi, parcheggi, zone militari sono tutti posti con obiettivi, bisogni e sfide diverse. La rete dev’essere fissa? O è meglio mobile? Quanta larghezza di banda è richiesta? I dati includono anche video, audio, immagini?

e. Le aspettative degli utenti: qual è lo scopo dell’implementazione della rete? E qual è la larghezza di banda accettabile? Se il segnale deve collegare aree remote viaggiando a 50 klm, ci sarà una perdita di larghezza di banda. Come compensare questa perdita? Potenziando l’antenna? O amplificare la potenza del segnale?

3. Quali sono i principali campi d’applicazione dov’è utile e funzionale implementare una rete mesh?

Innanzitutto, tenersi aggiornati sui prodotti, i prezzi e i potenziali usi è fondamentale. Niente aiuta più dell’esperienza a rendere un design di rete semplice e funzionale. E ovviamente è indispensabile la conoscenza della progettazione di rete che rappresenta l’80% del lavoro. Per fare un esempio banale: se non si conosce la differenza tra attrezzatura interna ed esterna di un sistema cablato, il fallimento è assicurato. E poi bisogna chiedersi qual è la distanza tra una torre e l’altra, quale spettro è meglio usare, che tipo di antenna installare, dove e come posizionarla. La curvatura della terra limita la maggior parte dei collegamenti radio fino a 36 miglia, a meno che le torri non siano alte oltre i 300 metri.

La conoscenza delle proprietà fisiche è necessaria, ma questo settore non è tutta scienza; si richiede anche una qualche forma d’arte. Ad esempio, una pellicola colorata in oro o rame su una finestra bloccherà e rifletterà la maggior parte dei segnali radio. Bisogna quindi trovare una soluzione alternativa. Anche le foglie cerose riflettono e assorbono i segnali radio. Grazie a Google Earth è possibile fare un sondaggio sul sito di interesse, ma quasi mai il percorso tra i punti A e B è lineare e se, ad esempio, c’è una linea di trasmissione elettrica ad alta tensione tra i due punti, non è possibile bucare questa barriera a meno che non si passi sopra o sotto la stessa. Insomma, ci vuole anche un po’ di fortuna… E poi c’è da considerare il fatto che un impianto progettato due anni fa, oggi non va più bene. È un continuo lavoro di studio e di prove.

4. Puoi portarci l’esempio di un caso di successo?

Nel gennaio 2006, la Border Patrol di Douglas in Arizona ha installato una rete mesh lungo il confine tra Arizona e Messico per fornire delle comunicazioni su banda larga ai propri agenti sul campo. La rete è costituita sia da nodi fissi che mobili. I nodi fissi si trovano sulle torri lungo il confine e utilizzano due diverse frequenze di segnale radio: uno da 5,8 GHz per il backhaul e uno da 2,4 GHz per l’accesso. I nodi mobili sono montati sui veicoli Border Patrol e forniscono connessione al loro MDT (Mobile Display Terminal). I nodi mobili prevedono il passaggio dei dati solo su una frequenza di 2,4 GHz, sia per l’uplink, che per il downlink e la scansione radio consente al veicolo di viaggiare attraverso la rete ad alta velocità mantenendo una connettività continua, evitando interruzioni.

5. Quali sono i vantaggi dell’implementazione di una rete mesh? E quali invece le debolezze?

Il vantaggio di una rete mesh è che non ha un solo punto d’errore. Ogni singolo dispositivo è collegato con quelli circostanti e in caso di guasto di un punto, il segnale sarà reindirizzato all’alternativa migliore. E anche in caso di perdita del collegamento principale verso la rete esterna, la mesh network continuerà a funzionare. La maggior parte delle altre reti invece sono a catena, punto-punto o hub & spoke e questo significa che una perdita di un singolo dispositivo isolerà o bloccherà l’intera rete. La rete mesh, al contrario, è auto-formante e auto-guaritrice.

La debolezza che si può riscontrare nell’implementazione di una mesh network risiede in una progettazione di rete impropria. Ogni dispositivo trasferisce e riceve i dati comunicando con quelli adiacenti: se 10 dispositivi trasmettono contemporaneamente dei dati il collegamento diventa lento a causa del traffico dati che consuma larghezza di banda. Una volta ho visto una rete mesh di 300 dispositivi. In teoria avrebbe potuto funzionare ma era terribile! In questo caso è meglio preferire un design di rete che fornisca i dati velocemente, in real time, attraverso più collegamenti.

6. Qual è la tua visione dell’utilizzo delle reti mesh sia in un futuro prossimo che in un futuro un po’ più lontano?

Le reti mesh si diffonderanno sempre di più. È, di fatto, l’unica soluzione che evita errori e ha un costo ragionevole. Ora si sente molto parlare del 5G e di come migliorerà la rete dati e questo è senz’altro vero, ma scaricare i dati per liberare spazio continuerà ad essere un punto centrale e necessario per l’ottimizzazione di una rete wireless. C’è interesse in tutto il mondo circa l’implementazione di dispositivi e reti wireless, sia pubblici che privati, civili e militari, perché sta diventando il metodo di comunicazione più efficace, da preferire in molte situazioni. I progressi della tecnologia e dei protocolli di comunicazione permettono di continuare ad utilizzare e ottimizzare questa tipologia di rete. La sicurezza è quindi una priorità in tutti i settori e in tutte le reti, siano esse cablate o wireless. Bisogna sempre tenersi aggiornati.

E noi di Elmat siamo d’accordo con LaRue Boyce perché in questi anni di digital transfromation, dove la realtà – in particolare quella aziendale – si sta evolvendo in modo decisivo, è necessario investire nelle nuove tecnologie e nei sistemi più all’avanguardia, adatti a molti casi d’uso e pronti al futuro.

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Cosa ci riserva il futuro? Il focus sul machine learning https://www.elmat.com/blog/cosa-ci-riserva-futuro-focus-sul-machine-learning/ https://www.elmat.com/blog/cosa-ci-riserva-futuro-focus-sul-machine-learning/#respond Mon, 12 Mar 2018 09:30:55 +0000 http://www.elmat.com/blog/?p=2292 Ormai è normale che le macchine svolgano dei compiti al posto dell’uomo. Dall’automazione dei processi produttivi, alla catena di montaggio, ai calcoli veloci e precisi, allo svolgimento di istruzioni con un margine d’errore veramente minimo se non inesistente. Ma quando i problemi diventano ben più complessi, si ricorre a tecniche di Intelligenza Artificiale che consistono...

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Ormai è normale che le macchine svolgano dei compiti al posto dell’uomo. Dall’automazione dei processi produttivi, alla catena di montaggio, ai calcoli veloci e precisi, allo svolgimento di istruzioni con un margine d’errore veramente minimo se non inesistente. Ma quando i problemi diventano ben più complessi, si ricorre a tecniche di Intelligenza Artificiale che consistono nella creazione di algoritmi in grado di portare i software ad imparare dall’esperienza: per questo si parla di Machine Learning.

Le macchine imparano in modo autonomo partendo non da una lista di regole predefinite, ma da un modello e da istruzioni attraverso le quali apprendere le regole giuste per risolvere il problema in questione. Il training nel riconoscimento di pattern a partire da grandi quantità di dati permette alla macchina di prevedere i dati futuri. Per capirne di più, trovate un’infografica dinamica esemplificativa qui.

Sundai Pichar, CEO di Google, sostiene che “stiamo transitando da un mondo mobile first ad un mondo AI first”. In parole povere, i software, le applicazioni e i sistemi operativi del futuro si fonderanno sull’Intelligenza Artificiale per rispondere al meglio alle necessità degli utenti. In realtà già oggi molte di queste tecniche migliorano la nostra vita. Sono utilizzate per combattere lo spam e le frodi con carte di credito, per operare previsioni economiche e finanziarie, per il riconoscimento vocale e della scrittura manuale, per la classificazione automatica delle immagini, per comprendere i nostri gusti e dare suggerimenti, per migliorare il newsfeed e i risultati di ricerca.

In questo ampio scenario la domanda che possiamo porci è: come e quanto può cambiare il modo di fare impresa grazie all’utilizzo sempre più diffuso di Intelligenza Artificiale e Machine Learning? Werner Wogels, CTO di Amazon ha affermato che “non c’è mai stato un momento migliore di oggi per sviluppare applicazioni smart e usarle”. Per diversi motivi. Primo: c’è la disponibilità di una massa critica di dati perché gli utenti di tutto il mondo registrano dati in modo digitale. Secondo: c’è sufficiente capacità di cloud computing per tutte le aziende, indipendentemente dalla loro dimensione, per poter utilizzare applicazioni intelligenti. Terzo: è possibile allenare miliardi e miliardi di algoritmi simultaneamente, rendendo i processi di Machine Learning molto veloci.

Dunque il futuro delle imprese prevede l’implementazione di servizi, framework e tool di AI e ML oltre a una digitalizzazione sempre più diffusa e pervasiva. Sono già numerose le start-up che usano algoritmi di AI per qualsiasi cosa: per cercare tumori all’interno di immagini mediche, per aiutare le persone a imparare le lingue straniere o per automatizzare la gestione dei reclami delle compagnie assicurative. Intelligenza Artificiale e Machine Learning offrono quindi possibilità affascinanti. Se inseriti nei modelli di business queste applicazioni possono rendere la vita più semplice e – perché no? – anche più sicura. Le macchine possono quindi sostituire l’uomo in molti compiti, ma non bisogna pensare che questo li renda superflui: come afferma Wogles, la ML servirà per “ottenere maggior libertà personale ed economica, più tempo per le relazioni interpersonali, per la nostra creatività e per qualunque cosa noi umani possiamo fare meglio delle macchine”.

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