innovazione Archivi https://www.elmat.com/blog/tag/innovazione/ Thu, 20 Oct 2022 14:31:47 +0000 it-IT hourly 1 https://blog.elmat.com/wp-content/uploads/2019/07/cropped-favicon-32x32.jpg innovazione Archivi https://www.elmat.com/blog/tag/innovazione/ 32 32 Computer vision: tutto ciò che un system integrator deve sapere https://www.elmat.com/blog/computer-vision-tutto-cio-che-un-system-integrator-deve-sapere/ https://www.elmat.com/blog/computer-vision-tutto-cio-che-un-system-integrator-deve-sapere/#respond Thu, 20 Oct 2022 14:31:02 +0000 https://www.elmat.com/blog/?p=3424 Se sei un system integrator in grado di guardare oltre il presente e desideroso di sperimentare le tecnologie più innovative, allora questo articolo fa per te. Vedremo cos’è la computer vision (ma se lo sai già, puoi andare direttamente al paragrafo successivo). Poi capiremo quali sono i contesti in cui può essere applicata, così puoi...

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Se sei un system integrator in grado di guardare oltre il presente e desideroso di sperimentare le tecnologie più innovative, allora questo articolo fa per te.

Vedremo cos’è la computer vision (ma se lo sai già, puoi andare direttamente al paragrafo successivo). Poi capiremo quali sono i contesti in cui può essere applicata, così puoi già pensare a quali clienti puoi proporla. Alla fine dell’articolo, faremo un breve accenno alle modalità di implementazione.

Cos’è la computer vision?

La computer vision è un campo dell’intelligenza artificiale che ha l’obiettivo di dare alle macchine la capacità di interpretare e comprendere le immagini. Per rendere il concetto semplice, si può dire che grazie alla computer vision, le macchine possono “vedere”.

Con la computer vision, dunque, le macchine riescono ad analizzare visivamente l’ambiente circostante o un oggetto specifico e per poi estrarre informazioni utili.

Queste informazioni sono poi elaborate sotto forma di dati da dare al sistema, il quale le usa per svolgere azioni specifiche, come per esempio, un controllo o un riconoscimento.

Vediamo allora quali sono queste azioni.

Computer vision: quali sono le applicazioni?

La computer vision ti consente di creare progetti innovativi e di immaginare soluzioni su misura per il tuo cliente. Ecco     qualche spunto che può esserti utile.

Controllo qualità con la computer vision

Puoi creare sistemi automatici che rilevino le anomalie nella produzione in serie. Questi superano i sistemi di visione più tradizionali perché non identificano solo il problema ma apprendono man mano che la rilevazione procede.

In ambito industriale puoi identificare:

  • i pezzi da scartare;
  • il tipo e l’entità dell’anomalia;
  • la causa che l’ha prodotta.

La computer vision per riconoscere le patologie

L’idea è quella di affinare le cure a partire dai dati diagnostici, che spesso sono proprio immagini mediche. Con la computer vision è possibile “allenare” le macchine a diagnosticare la malattia per aiutare il medico a individuare il trattamento migliore.

Individuare le frodi assicurative con la computer vision

Alcune agenzie di assicurazioni stanno mettendo a punto sistemi automatici per il riconoscimento delle frodi: la macchina analizza automaticamente le immagini per scovare dei pattern, dei comportamenti ripetitivi che possono indicare che si è davanti a una richiesta di rimborso falsa.

La computer vision nelle smart cities

Far analizzare le immagini di videosorveglianza a un sistema intelligente significa saper riconoscere i movimenti delle persone o dei veicoli che di solito precedono un furto o un crimine specifico. Così le forze dell’ordine possono intervenire ancora più tempestivamente e aumentare il livello di sicurezza in città.

Come implementare la computer vision?

La pratica può essere diversa a seconda del software che si sceglie e per questo ti indichiamo il percorso che è possibile intraprendere con i nostri partner di BlueTensor. La loro soluzione funziona in tre passaggi:

  1. acquisizione dell’immagine;
  2. processo dell’immagine;
  3. analisi dell’immagine per stabilire la reazione che dovrebbe avere la macchina.

Per fare questo è necessario dare al software un buon numero di immagini perché possa imparare a riconoscere ciò che serve al cliente.

Se questo ha già un sistema di riconoscimento delle immagini (come per esempio una telecamera con AI o dei macchinari che producono immagini specifiche come quelle diagnostiche) allora ha già anche una buona quantità di immagini di partenza (che di solito sta tra le 1000 e le 2000 immagini).

Se il cliente, invece, non ha un sistema di riconoscimento e non ha immagini, l’implementazione richiederà più tempo perché sarà necessario acquisirne una quantità minima per poter mettere in funzione la soluzione.

Hai avuto un’idea per l’implementazione della computer vision? Hai un cliente che potrebbe essere interessato a questi campi di applicazione? Scrivici per essere contattato dai nostri specialisti: sapranno darti supporto nella realizzazione del progetto.

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Analisi video intelligente nel settore dei trasporti https://www.elmat.com/blog/analisi-video-intelligente-nel-settore-dei-trasporti/ https://www.elmat.com/blog/analisi-video-intelligente-nel-settore-dei-trasporti/#respond Thu, 01 Oct 2020 12:09:47 +0000 https://www.elmat.com/blog/?p=3233 Ecco come la video analisi nella videosorveglianza migliora la sicurezza negli aeroporti, nelle stazioni, nei porti e sulle strade. L’analisi video intelligente è alla base della sicurezza del futuro. Lo è in tutti i settori, ma ce n’è uno in cui le sue potenzialità possono essere sfruttate appieno per migliorare fin da subito la sorveglianza....

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Ecco come la video analisi nella videosorveglianza migliora la sicurezza negli aeroporti, nelle stazioni, nei porti e sulle strade.

L’analisi video intelligente è alla base della sicurezza del futuro. Lo è in tutti i settori, ma ce n’è uno in cui le sue potenzialità possono essere sfruttate appieno per migliorare fin da subito la sorveglianza. Il settore di cui parliamo è quello dei trasporti.

Videosorveglianza intelligente: come funziona
I software di videosorveglianza intelligente si basano sul Deep Learning e le tecnologie di intelligenza artificiale. Sono programmati per estrarre, identificare e classificare gli oggetti dal video. Così il software può rilevare e riconoscere gli oggetti e le persone.
Il più grande vantaggio è quello di rendere il video “ricercabile” e accelerare così eventuali indagini. Tuttavia non è l’unico. Vediamoli tutti a partire dalle funzionalità del software di video analisi BriefCam.

Migliorare la sicurezza: adesso e in futuro
L’analisi video intelligente serve nel momento in cui è necessario controllare una registrazione video ma il suo lavoro è anche costruire la base per tutte le future analisi. Infatti in base alle norme di comportamento e alle attività di un’organizzazione, il software può sviluppare una logica di avviso che attiva le notifiche quando vengono rilevati oggetti o comportamenti anomali e sospetti.

Ottimizzare la sorveglianza attiva in real-time
Gli avvisi in tempo reale di BriefCam consentono di sorvegliare aree specifiche di aeroporti, stazioni e porti. Puoi identificare i passeggeri che oltrepassano la linea di sicurezza dei binari o puoi rilevare un comportamento sospetto o anomalo (grazie alla capacità di apprendimento spiegata sopra). Inoltre il software può anche segnalare il personale non autorizzato in determinate aree, contribuendo così alla sicurezza delle merci, oltre che delle persone.

Gestire gli assembramenti
Il software per l’analisi video ti permette di configurare gli avvisi di conteggio persone in transito. Questo è utile durante un’emergenza sanitaria che impone il distanziamento delle persone ma anche per accelerare i tempi di risposta nel formarsi di lunghe file di persone.

Prevenzione: individuare comportamenti scorretti prima che accadano
Ci sono alcuni casi in cui il software può rilevare alcuni eventi che risultano cruciali per prevenire comportamenti scorretti. È il caso ad esempio del riconoscimento facciale o del riconoscimento delle targhe. Gli operatori di sicurezza possono ricevere una notifica quando il software individua veicoli non autorizzati oppure individui ricercati.

Indagini più veloci e gestione delle emergenze
L’analisi intelligente dei contenuti video accelera notevolmente le indagini anche nel caso in cui il comportamento scorretto sia già avvenuto. Gli operatori possono filtrare e cercare rapidamente i dettagli pertinenti nei video, portando in primo piano le informazioni più utili e critiche. È un risparmio di tempo considerevole e una funzionalità che può essere utilizzata anche nel caso di emergenze. Pensiamo ad esempio al bambino che si perde in aeroporto: si può cercare una persona per il colore dei vestiti e i dettagli della fisionomia.

Conoscere le tendenze future per prendere le giuste decisioni
Il software di analisi video intelligente BriefCam consente di aggregare i dati video nel tempo.
Puoi creare dashboard e report intuitivi in base ai dati dei video rendendo più facile identificare modelli e tendenze. Queste informazioni possono essere sfruttate per avviare le operazioni future o mettere in campo nuove strategie, in particolare sul controllo degli assembramenti e sui flussi di traffico.

Ottimizzare il traffico
Studiando picchi di traffico e modelli nel tempo in città, i gestori e gli operatori di transito possono ridurre al minimo i ritardi e gli ingorghi sulle strade e nei parcheggi pubblici. Questi dati sono utili anche per sviluppare eventuali piani di emergenza o per mettere a punto cambiamenti di traffico previsti e imprevisti.

La video analisi nella videosorveglianza di aeroporti, stazioni, porti e strade è utilissima per diverse motivi. Considera il software BriefCam nel tuo prossimo progetto per dare vita a una città più intelligente o per rendere più smart un luogo di grande passaggio come quelli appena citati.

Cliccando qui puoi scaricare l’ebook in inglese creato proprio da BriefCam per approfondire questo argomento.

Se invece hai già in mente un progetto e hai bisogno di aiuto, contattaci cliccando qui.

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Super Mario: un desiderio per Natale, da più di trent’anni https://www.elmat.com/blog/super-mario-un-desiderio-per-natale-da-piu-di-trentanni/ https://www.elmat.com/blog/super-mario-un-desiderio-per-natale-da-piu-di-trentanni/#respond Fri, 20 Dec 2019 15:53:58 +0000 https://www.elmat.com/blog/?p=3114 La determinazione dell’inventore di Mario ha fatto del personaggio in salopette un caso unico nella storia dei videogiochi, un caso da cui trarre ispirazione. Probabilmente se andassimo a rileggere alcune delle lettere scritte a Babbo Natale degli anni ‘80 troveremmo Super Mario Bros nella lista dei regali desiderati. Ed era così negli anni ‘90, negli...

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La determinazione dell’inventore di Mario ha fatto del personaggio in salopette un caso unico nella storia dei videogiochi, un caso da cui trarre ispirazione.

Probabilmente se andassimo a rileggere alcune delle lettere scritte a Babbo Natale degli anni ‘80 troveremmo Super Mario Bros nella lista dei regali desiderati. Ed era così negli anni ‘90, negli anni 2000 ed è così anche oggi.
Non sono tanti i videogiochi che rimangono nei desideri dei bambini (e non solo) per più di trent’anni. Chi ha realizzato Mario è un vero pioniere perché ha saputo vedere in una manciata di pixel, un gioco dal successo inesauribile.

Il segreto? Determinazione e passione

Ci vogliono astuzia e lungimiranza per dare vita a un ometto tanto semplice quanto simpatico. Ma chi ha inventato questo personaggio? Shigeru Miyamoto è il papà di Mario. È stato lui a farlo comparire nel videogioco Donkey Kong (1981) ed è stato lui a renderlo un successo, con determinazione e passione. Miyamoto non ha mai smesso di credere in Mario e nella sua capacità di entusiasmare i giocatori. Come in ogni progetto di successo, la cosa più importante è crederci.

Superare i problemi inventando soluzioni ingegnose

Forse non sai che l’aspetto di Mario deriva dai limiti tecnologici degli anni ‘80. Se il personaggio indossa una salopette è dovuto al fatto che i programmatori non potevano animare correttamente i movimenti senza far sparire le sue braccia. I baffi e le basette sono stati disegnati perché era impossibile mostrare la bocca e le orecchie.
Questo ci insegna che bastano un po’ di immaginazione e ingegno per superare i problemi che ogni giorno dobbiamo affrontare. È così che ci piace trovare soluzioni innovative ed è così che si può fare davvero la differenza.

Innovare, sempre

Miyamoto ha saputo andare oltre il successo di ogni singolo videogioco: non si è accontentato di fornire l’ennesima avventura ma ha sempre creato videogiochi con una nuova esperienza di gioco rispetto ai precedenti. Ogni gioco con Mario è diverso, entusiasmante in modo differente. E ovviamente sa essere sempre avvincente e divertente.
Finito un livello viene subito voglia di giocarne un altro. Un po’ come quando realizziamo un nuovo progetto che va alla grande: ci viene subito voglia di buttarci a capofitto in un’altra impresa, in un’altra avventura.

Un trionfo di semplicità, sempre al passo coi tempi

Ma perché amiamo così tanto Mario? Perché è uno di noi.
Chi di noi non si è mai sentito come lui almeno una volta? Per vincere, Mario è pronto a prendere a testate i muri. Se non è determinazione questa… Per raggiungere gli obiettivi, Mario si fa aiutare dal suo team (il cugino Luigi è il compagno di molte avventure). Ma soprattutto Mario sa adattarsi al futuro come tutti noi. In trent’anni si è evoluto: sul suo viso è nato un sorriso ad alta definizione e il suo corpo è diventato rotondo e paffuto come ce lo immaginavamo negli anni ‘80.
Insomma, non importa quanto il mondo possa cambiare, lui sarà sempre pronto a trasformarsi per stare al passo coi tempi. Un po’ come facciamo noi di Elmat e come fai tu system integrator, installatore e professionista. Il segreto è adattarsi ai cambiamenti rimanendo fedeli a noi stessi. Mario è sempre Mario ma incarna lo spirito di ciò che è nuovo, di ciò che cambia. Anche noi dobbiamo fare come lui: rimanere quello che siamo senza rincorrere l’innovazione, ma facendola nostra.

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5 lezioni di innovazione da Leonardo da Vinci https://www.elmat.com/blog/5-lezioni-di-innovazione-da-leonardo-da-vinci/ https://www.elmat.com/blog/5-lezioni-di-innovazione-da-leonardo-da-vinci/#respond Wed, 02 Oct 2019 12:52:45 +0000 https://www.elmat.com/blog/?p=3049 Leonardo da Vinci è stato pittore, scultore, architetto, ingegnere, inventore… Ma se volessimo rispondere alla domanda “chi era Leonardo da Vinci” con una sola parola, allora potremmo dire con assoluta certezza che Leonardo è stato un innovatore. Innovare significa cambiare le cose introducendo qualcosa di nuovo. Leonardo ha anticipato tecniche, pensieri, esperimenti, teorie e progetti...

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Leonardo da Vinci è stato pittore, scultore, architetto, ingegnere, inventore… Ma se volessimo rispondere alla domanda “chi era Leonardo da Vinci” con una sola parola, allora potremmo dire con assoluta certezza che Leonardo è stato un innovatore.
Innovare significa cambiare le cose introducendo qualcosa di nuovo.
Leonardo ha anticipato tecniche, pensieri, esperimenti, teorie e progetti più di ogni altro personaggio storico. Dunque è proprio da lui che dovremmo trarre insegnamento. Abbiamo provato allora a trovare 5 lezioni di innovazione, 5 suggerimenti per chi come Leonardo, vuole andare oltre.

1- Non smettere mai di imparare
2- Mai fermarsi di fronte ai problemi
3- Siamo noi a decidere chi vogliamo essere
4- Per realizzare qualcosa di unico bisogna provare, testare, e riprovare
5- Non porre limiti all’immaginazione

1- Non smettere mai di imparare
Leonardo aveva una voglia inesauribile di sapere. Ha approfondito la conoscenza di tante materie: non solo quelle legate alla sua professione (pittura, scultura e architettura) ma anche la medicina, la botanica, la meccanica, l’idraulica, l’astronomia… Leonardo non ha mai smesso di imparare, quasi come si nutrisse di conoscenza: si dice che durante la realizzazione delle opere più importanti si dimenticasse addirittura di mangiare!
Insomma, Leonardo ci insegna che per essere un innovatore bisogna avere una curiosità sconfinata, che va oltre quello che siamo e che sappiamo fare.

2- Mai fermarsi di fronte ai problemi
Leonardo era un genio ma non è stato tutto semplice neanche per lui. Per esempio era mancino e scrivere gli era difficile, ma non ha rinunciato a farlo. Scriveva al contrario (da destra verso sinistra) e utilizzava delle abbreviazioni uguali per tutti i suoi appunti. Leonardo non si è fermato neanche quando gli è stata commissionata l’Ultima Cena. L’opera doveva coprire 40 mq: una sfida per l’epoca perché avrebbe dovuto cambiare la tecnica di pittura. Come ben sappiamo Leonardo non si è fermato e oggi il dipinto si rivela in tutta la sua bellezza a Santa Maria delle Grazie, a Milano.
Insomma, Leonardo ci insegna che non ci si ferma davanti ai problemi e che una soluzione c’è sempre: bastano un po’ di astuzia e furbizia per trovarla.

3- Siamo noi a decidere chi vogliamo essere
Leonardo si presentò a Ludovico il Moro (che l’aveva chiamato a Milano per la realizzazione di un’opera) con una lettera. Qui scrisse che non solo avrebbe potuto realizzare l’opera ma anche che avrebbe potuto realizzarne molte altre. Leonardo non si è limitato a presentarsi dicendo ciò che sapeva fare, ma anche ciò che avrebbe saputo fare.
Insomma Leonardo ci insegna che non dobbiamo mai porci nessun limite. Possiamo andare ben oltre ciò che sappiamo fare se davvero vogliamo farlo. Se siamo esperti di una cosa, allora possiamo esserlo anche di altre cose. O per lo meno, possiamo provarci.

4- Per realizzare qualcosa di unico bisogna provare, testare, e riprovare
I dipinti di Leonardo sono realizzati con tecniche mai utilizzate prima, inventate da lui stesso. La Gioconda non sarebbe così enigmatica se Leonardo non avesse pensato di utilizzare la tecnica dello sfumato proprio sul suo viso. L’Ultima cena non sembrerebbe così realistica se non fosse dipinta con una prospettiva centrale. Leonardo dunque cambia le regole, ne propone di nuove e realizza opere uniche mai viste prima.
Insomma Leonardo ci insegna che tentare nuove vie e sperimentare è indispensabile per creare qualcosa di davvero unico nel suo genere.

5- Non porre limiti all’immaginazione
Leonardo era sempre pieno di nuove idee. Lo testimoniano i suoi appunti e i suoi disegni che hanno dato vita (spesso solo sulla carta) a macchine futuristiche e invenzioni di ogni tipo. Non importa che queste fossero impossibili da realizzare. Non importa che alcune di esse non siano mai state realizzate. Leonardo ha dato pieno sfogo alla sua immaginazione.
Insomma, Leonardo ci insegna che niente è impossibile. Magari quello che oggi riteniamo impossibile si realizzerà domani, come è successo proprio a lui. Dunque perché limitare la nostra fantasia e il nostro ingegno?

Leonardo ha davvero tanto da insegnarci. Nel suo modo di agire non c’è tempo per porsi limiti. Non c’è neanche spazio per l’autocommiserazione. Ci sono invece idee infinite, esperimenti avveniristici e tanta voglia di scoprire il nuovo, il diverso e l’inesplorato. Ed è proprio così che dovremmo agire anche noi, oggi, ogni giorno. Qualsiasi sia la nostra professione.

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La semplice rivoluzione dei sistemi di chiusura digitali SimonsVoss https://www.elmat.com/blog/la-semplice-rivoluzione-dei-sistemi-chiusura-digitali-simonsvoss/ https://www.elmat.com/blog/la-semplice-rivoluzione-dei-sistemi-chiusura-digitali-simonsvoss/#respond Wed, 17 Apr 2019 10:48:03 +0000 http://www.elmat.com/blog/?p=2911 Apri e chiudi. Apri e chiudi. Wow. Chi di noi da bambino non è rimasto affascinato, almeno la prima volta, dalla magia della luce regolata da un interruttore? O dal meccanismo di una maniglia? È lo stesso stupore che si prova la prima volta che si apre in modo digitale la porta del nostro ufficio....

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Apri e chiudi. Apri e chiudi. Wow.
Chi di noi da bambino non è rimasto affascinato, almeno la prima volta, dalla magia della luce regolata da un interruttore? O dal meccanismo di una maniglia? È lo stesso stupore che si prova la prima volta che si apre in modo digitale la porta del nostro ufficio. Ormai con lo sportello dell’auto ci abbiamo fatto l’abitudine, ma con una porta? O un cassetto della scrivania?

La “magia” degli impianti di chiusura digitali è il domani del controllo accessi e non a caso noi abbiamo selezionato il brand che è proprio il pioniere dei sistemi di chiusura digitali. SimonsVoss ha introdotto nel mercato il primo cilindro digitale nel 1998. Complice l’esplosione della tecnologia wireless, i sistemi di chiusura intelligenti sono entrati ancora di più nelle nostre vite. Laddove c’è l’esigenza di controllare gli accessi in modo semplice e sicuro, farlo senza fili è un vantaggio notevole. E SimonsVoss lo sa bene.

cilindri digitali simonsvoss

La semplicità è la prima promessa di un sistema di chiusura digitale. È antiquato gestire i varchi con enormi mazzi di chiavi meccaniche. Inoltre non è sempre efficiente controllare tutte le porte in modo cablato con elettroserratura e lettore a parete. I cilindri e maniglie digitali SimonsVoss consentono di tenere traccia di ogni passaggio e di gestire in modo efficace ogni varco dell’edificio con un’installazione rapida e indolore attraverso sistemi scalabili.

La sicurezza è la seconda promessa. Dietro alla semplicità di un tasto c’è un software che regola gli accessi. Con SimonsVoss si utilizzano un’app intuitiva oppure il software Locking System Management. Con entrambe le soluzioni è il gestore a decidere chi può entrare, in quali giorni e in quali fasce orarie. Gli ospiti e i dipendenti hanno permessi diversi che si possono approvare e revocare con pochi clic. Di nuovo, ritorna la semplicità.
Una semplicità che si realizza anche con l’integrazione di sistemi di diverse parti. La linea SmartIntego si integra con Axis Entry Manager e App Control Prysm in combinazione con Door Controller Axis A1001, Avigilon e Genetec in combinazione con pannello Mercury.

La rivoluzione della tecnologia di accesso sta proprio nel rendere tutto più facile. Non solo la vita di chi utilizza maniglie e cilindri digitali, ma anche la vita di chi li installa e di chi li deve gestire. È proprio per questo che abbiamo scelto SimonsVoss: per la semplicità di utilizzo e di setup.
Apri e chiudi. Rilascia il permesso e revoca il permesso. Con un po’ di magia, si è felici come i bambini.

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ELMAT – INNOVATION DAY 2018 https://www.elmat.com/blog/elmat-innovation-day-2018/ https://www.elmat.com/blog/elmat-innovation-day-2018/#respond Thu, 25 Oct 2018 13:43:11 +0000 http://www.elmat.com/blog/?p=2767 Organizzato da Elmat Spa, ormai riconosciuto come uno dei più importanti “Value Added Distributor” del settore videosorveglianza, reti/networking e sicurezza, ELMAT INNOVATION DAY 2018 ti attende a Padova per ricordarti ancora una volta che ogni futuro possibile nasce dal sapere cogliere le potenzialità del presente . Il convegno-expo targato Elmat è pronto a far emergere...

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Organizzato da Elmat Spa, ormai riconosciuto come uno dei più importanti “Value Added Distributor” del settore videosorveglianza, reti/networking e sicurezza, ELMAT INNOVATION DAY 2018 ti attende a Padova per ricordarti ancora una volta che ogni futuro possibile nasce dal sapere cogliere le potenzialità del presente .

Il convegno-expo targato Elmat è pronto a far emergere in contesti dinamici le più importanti novità nel campo della Videosorveglianza, della trasmissione Wireless, della Sicurezza Informatica e degli Ecosistemi Smart, in un contesto espositivo stimolante e accattivante, all’insegna dell’innovazione e dell’integrazione delle soluzioni.
Si vedranno alternarsi al microfono esperti del settore e rappresentanti dei maggiori brand in un vicendevole alimentarsi di idee e visioni capaci di interagire e confrontarsi, regalandoci scorci di futuro e nuove opportunità. I visitatori avranno poi modo di assistere agli speech in programma e contestualmente toccare con mano le novità presentate dai brand stessi per un’esperienza totale a 360 gradi.
Elmat, in qualità di promotore dell’evento e con la partecipazione dei suoi principali vendor e partner, accoglierà infatti aziende e professionisti della sicurezza in un ambiente trasversale ed in costante movimento, in cui case history, nuove strategie commerciali e applicazioni live delle innovazioni proposte si intersecheranno organicamente con scenari di mercato attuali e futuribili.
Attenzione particolare verrà posta sull’integrazione delle soluzioni proposte dai vari partner, nonchè del segmento IoT. La progressione verso un mondo sempre più connesso, dove il machine-to-machine diventa protagonista porta con sè la necessità impellente di fornire risposte sempre più smart, e interconesse, che facciano leva in primis su affidabilità e semplicità.
ELMAT INNOVATION DAY e un’occasione unica per acquisire preziose conoscenze e approfondire tematiche in ambito sia tecnologico che normativo, e un incentivo imperdibile per sviluppare il proprio business e accrescere la propria competitività.
Elmat Innovation Day 2018 si svolgerà il 21 Novembre presso il Four Points by Sheraton di Padova dalle ore 09:00 alle ore 19:00.
L’evento è a ingresso gratuito con registrazione online all’indirizzo: https://tinyurl.com/y748qcld

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WI-FI FINGERPRINTS: UNA SOLUZIONE INTELLIGENTE https://www.elmat.com/blog/wifi-fingerprints-la-soluzione-intelligente/ https://www.elmat.com/blog/wifi-fingerprints-la-soluzione-intelligente/#respond Tue, 28 Aug 2018 08:29:17 +0000 http://www.elmat.com/blog/?p=2707 L’esigenza di conoscere la posizione di personale, oggetti, beni e macchinari al fine di poter meglio monitorare i processi e la sicurezza è ormai elemento imprescindibile nel mercato odierno di Smart Industry e Industria 4.0. Il mondo della navigazione indoor si concentra nello sfruttare l’ambiente e le tecnologie presenti, o comunque di facile reperibilità, per...

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L’esigenza di conoscere la posizione di personale, oggetti, beni e macchinari al fine di poter meglio monitorare i processi e la sicurezza è ormai elemento imprescindibile nel mercato odierno di Smart Industry e Industria 4.0.
Il mondo della navigazione indoor si concentra nello sfruttare l’ambiente e le tecnologie presenti, o comunque di facile reperibilità, per offrire all’utente la possibilità di orientarsi anche in ambienti con numerose barriere architettoniche avvalendosi inoltre di un’elevata scalabilità. Il risultato ottenuto da queste tecniche non fornirà un dato di posizione “assoluto”, come normalmente restituito da un’interrogazione GPS, bensì una posizione “relativa” che deve poi essere interpretata correttamente a seconda del contesto.
Tecniche che si posizionano in questa fascia sfruttano tecnologie come infra- rossi (IR), Bluetooth, identificazione a radio frequenza (RFID), ultrasuoni, tecniche di riconoscimento mediante tracciamento ottico e tecniche basate sui segnali wireless (RSSI techniques)
Il principio legato alla tecnica di posizionamento ad infrarossi è sintetizzabile con l’immagine del labirinto, utile a comprendere sia il funzionamento che i limiti di questo sistema, mentre per quanto riguarda il bluetooth le interferenze non sono date da ostacoli fisici ma dal rapportarsi dei ricevitori stessi.
Discorso analogo può essere fatto per gli ultrasuoni, il cui impulso può essere influenzato dalla presenza di ostacoli e i cui vantaggi dati da economicità e facilità di trasporto si infrangono contro l’alta complessità di posizionamento della matrice di sensori.
Le tecniche RFID invece possono essere basate su singola cella (la localizzazione prende come riferimento il tag più vicino) o multilaterazione (segnale raggiunto da almeno tre celle distinte e successiva triangolazione) ma soffrono ambedue fortemente della cosiddetta “multipath propagation”.
La localizzazione mediante tracciamento ottico è un caso a parte in quanto necessita del contatto visivo fra il soggetto da localizzare e il sistema di localizzazione. La precisione derivante dall’uso di questo sistema è ovviamente molto alta ma ciò avviene a discapito dei costi dell’infrastruttura. Un sistema di questo tipo trova il suo contesto ideale in ambienti statici dove il concetto di real-time costituisce un fattore chiave
Ultimo caso è quello rappresentato dalle tecniche di localizzazione basate sul raggio d’azione (RSSI) il cui algoritmo è basato sulla stima della potenza del segnale trasmesso, calcolata partendo dall’intensità percepita dall’antenna che riceve il segnale, al netto della perdita di intensità dovuta alla distanza dell’emettitore. Il numero di emettitori e la tecnica del loro posizionamento determinerà se andremo ad avvalerci della multilaterazione e di che tipo sarà. A fronte del risparmio dal punto di vista computazionale, anche qui, come nel caso precedente, gli svantaggi pratici saranno dovuti all’elevato costo dell’hardware.
Partendo da questi esempi chiave possiamo desumere che i parametri da monitorare quando si vogliono valutare le tecniche di localizzazione indoor saranno la complessità del software e i relativi costi computazionali, la robustezza intrinseca del sistema (ossia la capacità di operare correttamente anche condizioni non ottimali) e la sua scalabilità.

In questo quadro il Wi-Fi Fingerprinting, appartenente alle tecniche RSSI, permette di sfruttare access point pre-esistenti all’interno di un ambiente al fine di restituire la posizione di un dispositivo dotato di antenna senza sistema hardware dedicato. La localizzazione essendo elaborata unicamente dal software che si occupa di analizzare ed elaborare i dati provenienti dai diversi AP ha come unica infrastruttura di supporto la rete WLAN con costi d’implementazione prossimi allo zero.
La tecnica si risolve quindi nel rilevamento dei segnali Wi-Fi presenti in una determinata area al fine di ottenere “un’impronta digitale” disponibile ad uno o più client per consentire loro la localizzazione; la posizione verrà calcolata mediante un algoritmo di cluster-matching, ovvero trovando fra tutte le rilevazioni salvate in precedenza quale meglio si approssima alla rilevazione effettuata a run-time dal terminale dell’utente (ergo una eco della stanza che più si avvicina a quella rilevata dal client dotato di antenna WiFi e non una vera e propria indicazione topografica).
Fase propedeutica offline sarà la suddivisione dell’ambiente in Reference Points (RP) per i quali vengono effettuate una o più scansioni degli access point (AP) circostanti volte a costruire la mappa dell’ambiente poi salvata in database. Questa sarà seguita da una online in cui viene effettuata una scansione degli AP che costituisce una sorta di “Reference Point dinamico” da confrontare con tutti quelli presenti in memoria. Al termine della fase online l’utente ottiene un’indicazione della sua posizione corrispondente al RP più simile a quello da lui rilevato.
Uno studio interessante, condotto dal Centro di Ricerca per la comunicazione dell’Harbin Institute of Technology, ha dimostrato come l’avere una altissima concentrazione di AP non determini per forza un miglioramento in termini di accuratezza della localizzazione. Ogni AP non ha la stessa importanza all’interno di un sistema, motivo per cui, per evitare di immettere nel sistema informazioni non necessarie, si dovranno seguire precisi criteri di selezione.
L’analisi dei vecchi modelli utilizzati (Fisher, Joint Clustering, IGT, etc. ) ha portato alla luce alcuni evidenti limiti superabili però da una oculata partizione dell’ambiente in cluster e nell’utilizzo del Compressive Sensing.
Nel primo caso l’algoritmo utilizzato partiziona l’area in sotto-regioni, considerando come discriminante l’RSS percepito da un AP; se l’insieme dei valori di tutti gli AP mantiene nel tempo un valore stabile, allora questo gruppo appartiene alla stessa area.
L’uso del Compressive Sensing permette invece di ridurre la dimensione dei dati necessari a descrivere il fingerprint di un reference point, riuscendo comunque a ritornare ad un’immagine attendibile senza introdurre errori. Gli esperimenti fatti hanno dimostrato che utilizzando solo il 10% dei dati consente di risalire comunque all’intero sistema con un tasso d’errore inferiore al 16%.
L’obiettivo è quello di far decrescere progressivamente e in maniera significativa il numero di misurazioni rendendo più snello l’altrimenti dispendioso mantenimento della radio map.
Limite in cui, malgrado queste contromisure, il Wi-Fi fingerprinting continua ad incappare è quello di una potenziale multipath propagation. Occorre evidenziare inoltre che il campo di applicazione pratica di questa tecnica non possa essere troppo soggetto a variazioni improvvise (ad esempio un ambiente domestico) pena l’imprecisione della rilevazione. Proprio per questo è fondamentale effettuare un elevato numero di rilevazioni ad intervalli costanti e cadenzati nel tempo per far sì che la stima del fingerprint sia attendibile.
Una prova sperimentale è stata realizzata in un reale ambiente domestico, di circa 150 metri quadrati, con l’impossibilità di ricreare una rete di AP ad hoc per la rilevazione, dovendo quindi sfruttare solamente gli access point già presenti nell’edificio, questo per poter verificare la scalabilità del sistema in tutti i tipi di contesti indoor. Prima di poter mettere in funzione il sistema è stato necessario disegnare la mappa dell’edificio, al fine di suddividere l’appartamento in Reference Points consistenti, ciascuno della grandezza di circa 4 mq. Una volta effettuata la divisione è stata installata l’app sul device per effettuare la rilevazione all’interno delle stanze.
Il risultato ottenuto dimostra un’accuratezza della risposta pari al 1,5 metri (quindi una localizzazione della stanza corretta) ma anche una resilienza relativamente precaria poiché non in grado di reagire a forti variazioni. Se a ciò però andiamo ad affiancare una complessità irrisoria, un costo d’infrastruttura composto unicamente da smartphone e access point e una manutenzione che si attiva a seconda delle oscillazioni del contesto, il computo finale è più che positivo.
L’elemento infine che di diritto va a collocarla come tecnologia appetibile a tutti gli effetti è quello dell’alta scalabilità che la rende adatta sia per ambienti relativamente ridotti sia per spazi grandi in cui, anzi, si rivela ancor più performante.

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Il lavoro che cambia: lo Smart City Manager https://www.elmat.com/blog/il-lavoro-che-cambia-lo-smart-city-manager/ https://www.elmat.com/blog/il-lavoro-che-cambia-lo-smart-city-manager/#respond Wed, 20 Jun 2018 05:35:32 +0000 http://www.elmat.com/blog/?p=2389 È palese che lo scenario urbano sia in continua evoluzione e ormai sono anni che si studiano progetti per trasformare le città in smart city. Così come cambiano i luoghi in cui viviamo e lavoriamo, anche la vita quotidiana di generazione in generazione sta mutando. E così pure il mondo del lavoro: sono gli anni...

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È palese che lo scenario urbano sia in continua evoluzione e ormai sono anni che si studiano progetti per trasformare le città in smart city. Così come cambiano i luoghi in cui viviamo e lavoriamo, anche la vita quotidiana di generazione in generazione sta mutando. E così pure il mondo del lavoro: sono gli anni delle start-up, dei fab lab, dello smart working. Si vanno quindi a delineare vere e proprie figure professionali e, per quanto riguarda la Pubblica Amministrazione, una di queste è lo Smart City Manager.

Céline Vanderborght ricopre il ruolo di Smart City Manager per la Regione di Bruxelles-Capitale dal 2015 e sostiene che “città” dovrebbe sempre avere la precedenza su “intelligente”. L’interesse è quindi rivolto alla città reale. Una città intelligente non è tale per la massiccia dose di nuove tecnologie integrate di cui è composta, ma per la capacità della collaborazione pubblico-privata di rendere gli spazi urbani più vivibili, pensati apposta per un maggiore comfort dei cittadini e improntati alla sostenibilità ambientale.

Le sfide che le città devono affrontare sono enormi: popolazione, energia, mobilità, educazione, consumi, integrazione e tanti altri. Ed è per questo che è utile individuare un’unità organizzativa dedicata alla pianificazione di progetti smart city. Progetti che vanno da nuovi modi di trasporto ad applicazioni innovative da integrare nella vita quotidiana. Infatti, come sostiene Anthony Townsend della New York University, “una smart city è un luogo in cui le soluzioni ITC sono combinate con le infrastrutture, le architetture, gli oggetti quotidiani e persino il nostro corpo per affrontare i problemi sociali, economici ed ambientali”.

La figura dello Smart City Manager si delinea quindi per le responsabilità e le competenze in questo settore, fungendo da ponte tra i servizi offerti alla comunità e i cittadini, elaborando un uso sostenibile delle risorse naturali e perseguendo una politica locale partecipativa. Ad esempio, per quanto riguarda la smart mobility, l’uso efficiente dei mezzi è il task centrale su cui lavorare per diminuire il traffico, evitare le congestioni e abbassare anche il livello di inquinamento. Perché il fine ultimo è sempre quello di migliorare la qualità della vita delle persone.

È quindi un ruolo fondamentale di guida per la gestione dei progetti che, una volta studiati e confermati, devono essere incubati e messi in pratica da una figura specializzata che, per esperienza e competenza, sia effettivamente in grado di seguire l’implementazione di questi progetti, coordinando le risorse necessarie e gli attori coinvolti. Perché per fare quel passettino in più, per passare dalla teoria alla pratica, non servono solo gli investimenti, ma anche un professionista chiamato ad interpretare diversi ruoli, che sia immerso all’interno dell’organizzazione e il cui lavoro si connoti per la forte componente multidimensionale e relazionale. Perché per creare una smart city, il lavoro da svolgere è, sotto tutti i punti di vista, per i cittadini e con i cittadini.

Ora, le questioni che rimangono aperte sono diverse: quale sarà la figura più indicata per ricoprire questo ruolo? Il servizio sarà erogato dal comune? Saranno quindi istituiti dei bandi? Sono domande che bisogna porsi, ma soprattutto che richiedono risposte. Trovare la figura ideale vuol dire infatti valutare il giusto connubio tra competenze tecniche, organizzative e umanistiche.

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Mesh network: tecnologia adatta per la smart city? https://www.elmat.com/blog/mesh-network-tecnologia-adatta-per-la-smart-city/ https://www.elmat.com/blog/mesh-network-tecnologia-adatta-per-la-smart-city/#respond Mon, 09 Apr 2018 05:34:08 +0000 http://www.elmat.com/blog/?p=2393 Secondo Business Insider, entro il 2020 ci saranno 34 miliardi di dispositivi connessi a Internet e 24 miliardi di questi saranno guidati dall’IoT. La ricerca, lo studio e la valutazione dei pro e dei contro circa la loro implementazione è all’ordine del giorno. Qual è il metodo più efficace per far si che questi device...

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Secondo Business Insider, entro il 2020 ci saranno 34 miliardi di dispositivi connessi a Internet e 24 miliardi di questi saranno guidati dall’IoT. La ricerca, lo studio e la valutazione dei pro e dei contro circa la loro implementazione è all’ordine del giorno. Qual è il metodo più efficace per far si che questi device possano comunicare tra loro senza problemi? Supportare una rete potenzialmente infinita di collegamenti può non essere semplice, e partire dalle strutture adeguate è il primo punto da affrontare. In questo contesto la rete mesh rappresenta sicuramente una soluzione ottimale.

Più le città diventano smart, più è necessario far fronte a problemi complessi per rispondere agli alti standard di efficienza richiesti. La mesh network è una rete a maglie che basa il suo funzionamento sulla distribuzione delle risorse e dei contenuti, non sul loro accentramento. È una rete peer-to-peer senza ordine gerarchico, nella quale tutti i nodi partecipano alla diffusione e all’archiviazione delle informazioni, secondo il principio della ridondanza. In questo modo, anche se un nodo dovesse smettere di funzionare, la rete garantirà la continuità del flusso di dati perché i protocolli e gli algoritmi troveranno un percorso alternativo. Una sorta di auto-guarigione.

Inoltre, cosa di non poco conto, l’implementazione di questa rete è semplificata dal fatto che non richiede operazioni di cablaggio: non ci sono cavi, scavi e operai a creare disagio alla viabilità cittadina. Questo rende la wireless mesh network sia flessibile che affidabile, garantendo una copertura capillare sul territorio di competenza. Senza contare che, non facendo affidamento su stazioni centralizzate, il rischio di rimanere senza connessione nel caso in cui si verifichi un guasto è minimizzato.

O ancora, proprio perché una mesh network copre vaste aree e supporta tutte le tipologie di dati (ad esempio, le immagini delle telecamere di videosorveglianza e i dati dei sensori del controllo del traffico) rappresenta una funzionalità fondamentale per la smart city che deve garantire la sicurezza dei cittadini sotto tutti i punti di vista.

Un tema strettamente legato alla smart city è la sua sostenibilità, e il monitoraggio dei consumi è un task fondamentale. Anche in questo caso la mesh network è un’applicazione ottimale: per lo smart grid, ossia l’insieme di reti di informazione per gestire in modo intelligente la distribuzione di energia, è necessaria una rete efficiente. L’esigenza di controllare e comunicare con i dispositivi disseminati su vaste zone di territorio rende necessaria l’applicazione di infrastrutture di comunicazione adeguate, che garantiscano alte prestazioni. Come la mesh network appunto.

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Elmat Innovation Day 2017 https://www.elmat.com/blog/elmat-innovation-day-2017/ https://www.elmat.com/blog/elmat-innovation-day-2017/#respond Fri, 20 Oct 2017 09:10:04 +0000 http://www.elmat.com/blog/?p=1926 Si è svolto ieri a Padova l’Elmat Innovation Day, l’atteso evento dedicato interamente al tema dell’innovazione, con un occhio di riguardo al tema della privacy nella videosorveglianza, alla cyber security e alle nuove disposizioni del GDPR per la sicurezza dei dati. L’evento, pur rinnovato nel nome, rappresenta la naturale evoluzione del Video Surveillance Solutions Day,...

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Si è svolto ieri a Padova l’Elmat Innovation Day, l’atteso evento dedicato interamente al tema dell’innovazione, con un occhio di riguardo al tema della privacy nella videosorveglianza, alla cyber security e alle nuove disposizioni del GDPR per la sicurezza dei dati. L’evento, pur rinnovato nel nome, rappresenta la naturale evoluzione del Video Surveillance Solutions Day, giunto quest’anno alla terza edizione.

Un’edizione a cui Elmat teneva particolarmente, dal momento che proprio quest’anno l’azienda veneta festeggia i 20 anni di attività, e che non ha deluso le aspettative di vendor, installatori, rivenditori, system integrator e pubblico presente.

Confermato il format che aveva già decretato il successo delle scorse edizioni: un’area convegno che ha visto alternarsi al microfono gli interventi di vari esperti e rappresentanti dei maggiori brand del settore e una zona espositiva alla quale hanno preso parte i principali vendor del mercato. I visitatori hanno così potuto muoversi liberamente tra le due aree, per assistere agli interessanti speech in programma e contestualmente toccare con mano le novità presentate dai brand stessi.

L’intera giornata è stata presentata e moderata da Ilaria Garaffoni, giornalista esperta nel settore della sicurezza e responsabile della redazione del magazine a&s Italy.

 

Il programma della mattina

Ad inaugurare la densissima giornata è stato Andrea Rizzo, co-CEO di Elmat, che si è fatto portavoce dell’idea di innovazione portata avanti da Elmat: quella di connettere settori tecnologici prima divisi al fine di trovare soluzioni a problemi complessi, creando progresso e portando benefici all’intera comunità.

Visione poi approfondita da Daniele Fortin e Giancarlo Sola, rispettivamente Pre-sales Engineer e Business Innovation Developer di Elmat, che hanno affrontato il tema dell’integrazione di sistemi.Il primo ha illustrato un caso di (sudato) successo sperimentato dall’azienda veneta al quale hanno preso parte Avigilon, InnoWare, HID e 2N, mentre il secondo ha tracciato un quadro sugli scenari futuri sempre nell’ambito dell’integrazione, raccontando il progetto di Bandwich e delle connessioni IoT per la città sicura.

Paolo Castiglioni, area Sales Manager di HID Global, ha invece parlato di identità digitali e nuovi scenari di migrazione, illustrando le potenzialità di telefoni e smart device come badge sicuri e dell’utilizzo combinato di più tecnologie di riconoscimento nello stesso impianto.

Alberto Bruschi di Milestone ha fatto il punto sulle nuove direzioni che la sua azienda sta intraprendendo alla luce dei nuovi trend di mercato, raccontando come Milestone si stia spostando da prodotto a piattaforma per aumentare la propria penetrazione di mercato e rendere i propri partner sempre più competitivi in un contesto sempre più difficile.

Di wireless fabbric si è invece parlato con Max Moccia di Cambium Networks. Durante il suo intervento il Regional Tecnica Manager dell’azienda statunitense ha sottolineato come le tecnologie wireless possano rappresentare un valore per offrire soluzioni di connettività sicura, affidabile e performante.

Parola quindi a Roberto Biscese, Distribution Account Manager di Axis Communication, che da sempre si distingue per il proprio DNA innovativo e per aver guidato i cambiamenti sul mercato trovando nuove soluzioni tecnologiche e che ancora oggi rappresenta l’avanguardia tecnologica del settore sicurezza grazie alle sue soluzioni integrate End2End.

Ivan De Tomasi, Country Manager Italy di WatchGuard, ha affrontato il tema della sicurezza informatica, analizzando l’evoluzione degli ambienti lavorativi e la conseguente escalation di minacce, espandendo l’approccio stratificato di WatchGuard verso questi cambiamenti, anche in considerazione dell’entrata in vigore del nuovo GDPR.

Di sistemi per lettura targhe di nuova convezione hanno invece parlato Filippo Petrolese, Traffic Sales Engineer di Tattile, e Giovanni Mariani, President & CEO di InnoWare Technologies. Nel corso del loro intervento si è trattato di sicurezza e lotta al crimine, grazie a soluzioni innovative e complete che trasformano i sitemi di lettura targhe in sistemi di riconoscimento intelligente di veicoli.

Con Federico Lotta, CTO di Bandwich, e Davide Cuttini, CEO di Bidpremium, il discorso si è spostato sulle enormi potenzialità dell’Internet delle Cose mostrando, tramite esempi concreti, una serie di soluzioni IOT atte a rispondere alle più svariate situazioni offerte dal mercato.

A concludere il lavori della mattinata è stato Alberto Mandrile, amministratore di Tecno world Group che si occupa di arredo urbano smart e soluzioni innovative per le città del futuro e che ha approfondito il discorso sul pali TECHNIC multifunzione flessibili, a basso impatto architettonico e attitudine all’integrazione.

 

Gli interventi del pomeriggio

Dopo la pausa pranzo è stata data la parola a Marco Soffientini, avvocato e coordinatore nazionale del Comitato Scientifico di Federprivacy. Un lungo ed esaustivo intervento per affrontare uno dei temi caldi del momento per quanti lavorano nell’ambito della sicurezza: quello dell’imminente applicabilità del nuovo regolamento europeo in materia di privacy, pienamente esecutivo da maggio 2018.

Marco Brivio di CheckMe ha presentato due significative case history che dimostrano come le nuove soluzioni come CheckMe, offerte in modalità SaaS, consentano agli operatori di cogliere nuove opportunità di business sia presso i propri clienti tradizionali che in nuovi ambiti applicativi, garantendo una remunerazione continuativa nel tempo.

In chiusura l’ingegnere Renè Gazzoli ha approfondito la questione della conoscenza delle norme tecniche relative alla progettazione e alla realizzazione di sistemi di videosorveglianza, requisito essenziale per progettisti, installatori e system integrato che vogliano proporre aio lori clienti sistemi di sicurezza nel pieno rispetto delle norme vigenti.

 

I ringraziamenti

Alla luce degli ottimi riscontri sulla giornata ricevuti da parte di vendor e partecipanti, Elmat continua a credere che la formazione e l’aggiornamento siano valori fondamentali nei quali non smettere mai di investire.

Elmat intende anche ringraziare quanti hanno preso parte alla giornata di ieri e tutti gli espositori presenti: Technic, Pelco, SimonsVoss, Vivotek, Dätwyler, Tattile, Bandwich, Milestone, Avigilon, Axis Communications, Cambium Networks, 2N, WatchGuard, CheckMe, InnoWare Technologies e HID.

Si ringraziano infine l’avvocato Marco Soffientini, l’ingegnere Renè Gazzoli, Ilaria Garaffoni, Habra Studio ed Ethos Media Group.

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