Pionieri Archivi https://www.elmat.com/blog/category/pionieri/ Mon, 12 Sep 2022 14:17:43 +0000 it-IT hourly 1 https://blog.elmat.com/wp-content/uploads/2019/07/cropped-favicon-32x32.jpg Pionieri Archivi https://www.elmat.com/blog/category/pionieri/ 32 32 Ampliamo la nostra proposta innovativa con Ava Security https://www.elmat.com/blog/ampliamo-la-nostra-proposta-innovativa-con-ava-security/ https://www.elmat.com/blog/ampliamo-la-nostra-proposta-innovativa-con-ava-security/#respond Mon, 12 Sep 2022 14:17:43 +0000 https://www.elmat.com/blog/?p=3420 Una soluzione di videosorveglianza in cloud, semplice e versatile Dal mese di settembre 2022 abbiamo ampliato la nostra offerta con Ava Security, partner specializzato in soluzioni di videosorveglianza, native per il cloud. La videosorveglianza in cloud è destinata a diventare sempre più importante in futuro dunque, come è già accaduto in passato con la videosorveglianza...

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Una soluzione di videosorveglianza in cloud, semplice e versatile

Dal mese di settembre 2022 abbiamo ampliato la nostra offerta con Ava Security, partner specializzato in soluzioni di videosorveglianza, native per il cloud. La videosorveglianza in cloud è destinata a diventare sempre più importante in futuro dunque, come è già accaduto in passato con la videosorveglianza IP, noi di Elmat siamo pronti a cogliere le opportunità che vanno in questa precisa direzione.

Ava Security: la  soluzione versatile che soddisfa le tue esigenze di system integrator

Innanzitutto, oltre a essere nativa per il cloud, è una soluzione all-in-one: le telecamere di videosorveglianza sono pronte per essere installate e integrano sia le funzionalità di machine learning e AI, sia lo spazio di archiviazione. Il VMS, utilizzabile da qualsiasi browser, diventa così la piattaforma per rivedere i video delle telecamere e per cercare eventi specifici con estrema semplicità e velocità.

In aggiunta a queste funzionalità, la soluzione Ava Security integra tutto ciò che può essere connesso alla rete, come sensori, altoparlanti, soluzioni di controllo accessi, ecc… Grazie alle Open API, tutto è potenzialmente integrabile. Inoltre per chi lavora su sistemi di videosorveglianza esistenti, Ava Security propone una soluzione per poter mantenere le telecamere attualmente installate, il Cloud Connector, integrando così tutte le funzionalità del cloud.

Nonostante queste numerose potenzialità, la soluzione di Ava Security è davvero semplice. Un esempio è l’aggiunta di una nuova telecamera, un’operazione che può essere effettuata in meno di due minuti grazie alla connessione al cloud con QR code.

Perché abbiamo scelto Ava Security

Proprio la facilità d’uso, insieme alla scalabilità e alla possibilità di avere una soluzione all-in-one, sono i motivi per cui abbiamo scelto di collaborare con Ava Security. Oltretutto si tratta di una soluzione che, per le sue caratteristiche, è destinata a entrare nel futuro della videosorveglianza, in grado di portare cambiamenti epocali e consolidare nuovi trend. Noi di Elmat siamo ancora una volta i pionieri nella videosorveglianza, così come lo siamo stati nel passaggio alla videosorveglianza IP.

Arriviamo prima per consentirti di realizzare progetti sempre più innovativi

“Siamo determinati nell’affermare e comunicare con i fatti il nostro DNA di pionieri della Sicurezza IT e IP” afferma Pierpaolo Amadori, il nostro Sales Manager. “Nel medio termine, il futuro della sicurezza, sia fisica che cyber, è sempre più indirizzato a svincolarsi dall’hardware e ad abbracciare il nuovo modello di Security as a Service. AVA Security è uno strumento fondamentale per i system integrator lungimiranti e innovativi come te, che amano proporsi come Managed Service Provider a 360 gradi. Noi di Elmat ti supportiamo proprio in questo e ti dedichiamo la risorsa più preziosa: il tempo. Il nostro tempo, quello di un team appassionato, competente e curioso. Per noi, l’obiettivo è quello di essere il primo pensiero dei nostri partner quando cercano un consulente e un collaboratore affidabile e al passo con i tempi”.

Ava Security è un partner che si inserisce perfettamente nel nostro attuale portfolio. Non solo per la facilità con cui permette di innovare ma anche perché nei primi mesi del 2022 Ava Security è stata acquisita da Motorola Solutions, la quale comprende già altri partner che ti offriamo: Avigilon e Pelco. Pur essendo nata da pochi anni, Ava Security ha una storia concreta e una base solida per poter trasformare in meglio il mondo della videosorveglianza. Un mondo in cui noi di Elmat vogliamo essere sempre presenti.

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Olivetti: 4 spunti per il 2020 ricavati dalla sua storia aziendale iniziata 112 anni fa https://www.elmat.com/blog/olivetti-4-spunti-per-il-2020-ricavati-dalla-sua-storia-aziendale-iniziata-112-anni-fa/ https://www.elmat.com/blog/olivetti-4-spunti-per-il-2020-ricavati-dalla-sua-storia-aziendale-iniziata-112-anni-fa/#respond Thu, 29 Oct 2020 11:41:50 +0000 https://www.elmat.com/blog/?p=3242 Il giorno del 29 ottobre 1908 è un po’ difficile da immaginare in questo 2020 agitato e pienamente immerso nel digitale. Però è proprio in quel giorno che nacque l’Olivetti, un’azienda che nonostante gli alti e i bassi ha saputo prendere le decisioni con coraggio. Ed è proprio da questa audacia, di cui sicuramente Camillo...

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Il giorno del 29 ottobre 1908 è un po’ difficile da immaginare in questo 2020 agitato e pienamente immerso nel digitale. Però è proprio in quel giorno che nacque l’Olivetti, un’azienda che nonostante gli alti e i bassi ha saputo prendere le decisioni con coraggio. Ed è proprio da questa audacia, di cui sicuramente Camillo Olivetti era carico in quel 29 ottobre, che vogliamo partire per ritrovare 4 spunti utili per questo momento storico non facile, ma che tutti dobbiamo affrontare.

Essere pionieri paga perché permette di andare oltre

Olivetti ha saputo gestire un mercato in continua evoluzione aprendosi, con più o meno fortuna, alle nuove frontiere dell’elettronica, dell’informatica e delle telecomunicazioni. Così facendo l’azienda è riuscita a raggiungere una discreta eccellenza in questi settori.
Dietro a questi successi ci sono azioni che tutti i pionieri compiono: fare investimenti orientati alla ricerca e creare un ambiente attento all’innovazione, all’approccio multidisciplinare e ai rapporti internazionali.
Ne è un esempio questo pezzo di storia aziendale raccontato sul sito StoriaOlivetti: in uno dei suoi viaggi negli USA, Adriano Olivetti, prese ad esempio l’applicazione del lavoro nelle fabbriche americane per poi adattarlo nella sua azienda. Racconta il progettista Natale Capellaro: “dividemmo la lavorazione della macchina in otto fasi e ottenemmo quindi che ogni operaio, cui avevamo diminuito la responsabilità del prodotto, potesse perfezionarsi in un determinato lavoro che sarebbe sempre stato il suo, fino a farlo diventare un vero professore di quella fase”.
Essere pionieri, dunque, significa anche studiare l’innovazione e replicarla dove possibile. Farlo oggi vuol dire avere un vantaggio competitivo enorme e anche andare oltre la sopravvivenza. Infatti il settore dell’Information Technology italiano è nato proprio grazie a Olivetti e allo status che l’ha posizionata al pari dei colossi dell’informatica mondiale con la produzione della prima macchina da scrivere elettronica e i primi personal computer (M20 e M24).

Essere determinati è indispensabile per resistere ai cambiamenti

Nel corso degli anni l’Olivetti ha dovuto affrontare diverse sfide e per farlo è andata incontro a tante trasformazioni. Anche profonde. Al di là dell’esito di queste trasformazioni, l’azienda ha avuto il merito di non perdere mai la determinazione, di continuare a rialzarsi anche dopo le sconfitte. E questo è di certo un grande insegnamento per affrontare le incertezze che dominano questo primo ventennio del XXI secolo.
L’Olivetti si è trovata a reinventare il lavoro per fronteggiare i cambiamenti della tecnologia e dei mercati ma anche quelli relativi all’esigenza di flessibilità organizzativa e alla riallocazione di attività produttive verso imprese e aree a minor costo. Tutte problematiche che spesso l’azienda ha affrontato con soluzioni innovative, attente anche agli aspetti sociali del lavoro, come vedrai nel prossimo spunto.

Il valore unico della propria squadra di lavoratori

L’Olivetti è famosa per aver dato vita a un ambiente particolare, che negli anni è stato definito “l’orgoglio Olivetti”. L’espressione dello spirito di iniziativa e delle capacità personali era estremamente libera. In azienda si respirava la cultura tecnico-ingegneristica ma anche quella umanistica. Ed è così che sono emersi personaggi di grande valore e che si è rafforzato lo spirito di squadra. Ci sono stati casi di operai che sono diventati direttori generali e casi di intellettuali e umanisti che hanno ricoperto cariche importanti. Inoltre non è mancata la figura di una tra le prime donne manager di grandi aziende italiane: Marisa Bellisario.
L’insegnamento che possiamo trarre è questo: creare un ambiente fervido e positivo mette le basi al cosiddetto “orgoglio aziendale”, alla consapevolezza di essere parte di una squadra affiatata in cui si lavora bene e in cui si possono fare grandi cose.

L’importanza di trasmettere sempre qualcosa

L’Olivetti ha sempre considerato l’estetica e il design aspetti importanti per la funzionalità del prodotto e il successo dell’impresa. Inoltre ha sempre utilizzato la grafica pubblicitaria per ricercare soluzioni gradevoli e trasmettere un’immagine positiva e veritiera dell’azienda.
Negli anni ‘50 è stata leader incontrastata nella tecnologia meccanica dei prodotti per ufficio con la macchina da scrivere Lettera 22. Una giuria internazionale l’ha definita “il primo dei cento migliori prodotti degli ultimi cento anni”. Ed è proprio per questo che oggi tutti collegano le macchine da scrivere all’Olivetti; l’azienda è riuscita a trasmettere un messaggio chiaro: “realizziamo macchine da scrivere e siamo bravi a farlo”.
Anche oggi, forse molto più di allora, è importante curare gli aspetti estetici e design: non tanto per farsi belli agli occhi degli altri ma proprio per mandare un messaggio chiaro e trasmettere valori importanti.

Speriamo che questi spunti possano esserti utili nel tuo lavoro, sia per distinguerti come system integrator o azienda, ma anche per affrontare le sfide che il futuro ci riserva.

Photo credits: Austin Calhoon

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Pionieri: gli inventori di Skype hanno saputo vedere oltre https://www.elmat.com/blog/pionieri-gli-inventori-di-skype-hanno-saputo-vedere-oltre/ https://www.elmat.com/blog/pionieri-gli-inventori-di-skype-hanno-saputo-vedere-oltre/#respond Tue, 28 Apr 2020 15:50:32 +0000 https://www.elmat.com/blog/?p=3177 Niklas Zennström e Janus Friis hanno dato vita a un programma che a distanza di anni ci aiuta a restare in contatto. Anche, e soprattutto, in emergenza. Chi l’avrebbe mai immaginato che nel 2020 su Skype si sarebbero celebrati i matrimoni, discusse le tesi di laurea e organizzati aperitivi tra amici? Probabilmente i due ideatori...

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Niklas Zennström e Janus Friis hanno dato vita a un programma che a distanza di anni ci aiuta a restare in contatto. Anche, e soprattutto, in emergenza.

Chi l’avrebbe mai immaginato che nel 2020 su Skype si sarebbero celebrati i matrimoni, discusse le tesi di laurea e organizzati aperitivi tra amici? Probabilmente i due ideatori di Skype immaginarono un futuro come questo nel 2003, forse senza il contesto inaspettato di una pandemia.

Parliamo di Niklas Zennström e Janus Friis, i due imprenditori svedesi che hanno dato alla luce Skype nell’agosto del 2003.
Diciassette anni fa il mondo era diverso ma non solo: anche internet era diverso da come lo conosciamo oggi. I telefoni cellulari si stavano diffondendo sempre di più ma il telefono fisso era ancora alla base della comunicazione tra le persone distanti. In questo contesto è nato Skype, un programma che sfrutta il collegamento a internet per effettuare chiamate gratis o a costi irrisori.

Oggi abbiamo un po’ dimenticato la rivoluzione che Skype ha portato nel 2003. Zennström e Friis hanno colto il potere della tecnologia Voice Over IP permettendo così di digitalizzare le chiamate e veicolare i messaggi sotto forma di pacchetti di dati in rete. Ecco che allora bastava avere un computer e un collegamento a internet per poter effettuare chiamate gratis con chiunque altro avesse a disposizione gli stessi strumenti. I primi a trarne beneficio sono state le persone molto lontane tra di loro (al tempo infatti, le chiamate all’estero erano costose) ma a poco a poco Skype si è diffuso in tutti i computer. Il motivo è semplice e si riassume in due parole “chiamate gratis”.

Zennström e Friis sono stati determinati, non solo nel recepire un bisogno, ma anche nella capacità di reagire al cambiamento. Dopo aver lanciato Skype infatti le compagnie telefoniche hanno provato a ribellarsi, a contrastare la rivoluzione portata dal nuovo programma. Ma non è servito perché i due ideatori svedesi hanno visto le potenzialità di Skype nel futuro e hanno creato un programma comodo e facile da usare. Due ingredienti indispensabili per il successo!

Dal 2003 a oggi, Skype è cambiato. Non solo nelle funzionalità ma anche nella proprietà. Nel 2005 infatti la società Skype è stata acquistata da ebay e nel 2011 da Microsoft. Dei due ideatori, solo Niklas Zennström attualmente fa parte del consiglio di amministrazione di Skype.

Per quanto riguarda invece le funzionalità non si contano le evoluzioni che ha avuto il programma: dalle chat di gruppo alla condivisione dello schermo del computer, fino alla registrazione delle chiamate. Tuttavia ha mantenuto quella praticità e quella semplicità d’uso che Zennström e Friis hanno voluto fin dall’inizio, consapevoli che Skype non sarebbe morto da lì a qualche anno, ma sarebbe sopravvissuto per anni e acquistato più forza in tempo di emergenza.

call

Non a caso il nome Skype è la fusione della parola “Sky” (cielo) e “peer to peer” (il modello di comunicazione). È la leggerezza unita all’usabilità che oggi ci fa ancora preferire Skype per tenerci in contatto. Nonostante negli anni siano nati programmi simili e per alcuni aspetti più ricchi di funzionalità, Skype è sempre rimasto ancorato al nostro bisogno primario di essere umani: restare in contatto.

Oggi più che mai, infatti, ne abbiamo bisogno. Lo dimostrano i dati diffusi dalla stessa Microsoft: oggi 40 milioni di persone usano Skype ogni giorno. Rispetto ai mesi precedenti alla quarantena causata dal Coronavirus, l’aumento dell’utilizzo è stato del 70% e le chiamate sono state del 220% in più. Molto probabilmente Niklas Zennström e Janus Friis non sono affatto stupiti da questi numeri, anzi. Se li aspettavano perché hanno sempre creduto in Skype, e continuano a farlo. Da pionieri, hanno aperto una nuova via. Con lo stesso coraggio con cui oggi noi scegliamo gli strumenti più innovativi per far fronte all’emergenza, Zennström e Friis nel 2003 hanno visto in Skype le potenzialità che andavano oltre il tempo che stavano vivendo.

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Pionieri: Steve Jobs. Cosa possiamo imparare da lui? Il coraggio, la precisione e l’essere sempre curiosi https://www.elmat.com/blog/pionieri-steve-jobs-cosa-possiamo-imparare-da-lui/ https://www.elmat.com/blog/pionieri-steve-jobs-cosa-possiamo-imparare-da-lui/#respond Mon, 24 Feb 2020 13:43:49 +0000 https://www.elmat.com/blog/?p=3149 Da quanto tempo esistono gli auricolari senza fili? Da un bel po’. E perché solo negli ultimi due anni vediamo un sacco di persone con gli auricolari bianchi Bluetooth? La risposta è semplice: perché questi auricolari sono AirPods. Sono Apple. Tutto quello che è Apple oggi lo si deve in gran parte a Steve Jobs,...

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Da quanto tempo esistono gli auricolari senza fili? Da un bel po’. E perché solo negli ultimi due anni vediamo un sacco di persone con gli auricolari bianchi Bluetooth? La risposta è semplice: perché questi auricolari sono AirPods. Sono Apple.
Tutto quello che è Apple oggi lo si deve in gran parte a Steve Jobs, il suo fondatore. Il suo modo di fare business e la sua capacità di creare un marchio diverso dagli altri sono storia, e probabilmente già la conosci. Quello che vogliamo raccontarti è la sua visione, il suo pensiero. Perché crediamo che ci sia qualcosa di stimolante e originale di cui fare tesoro. Come l’audacia, la passione e la curiosità, che ci guidano tutti i giorni.

Determinato? O Irragionevole?
La sua visione era insuperabile: ha sempre voluto lasciare un segno nell’universo. Tutti vogliono lasciare un segno nel mondo. Lui, nell’universo. Qui l’audacia sta nel voler arrivare sempre un passo oltre. E chi non lo vorrebbe? Infatti è proprio qui che sta il succo del discorso: è una visione condivisa da molti, molti che, riconoscendosi in questo obiettivo, diventano letteralmente suoi seguaci. Suoi e della Apple. Da qui, il passo dal comprare un iPhone o un iPad, è breve.

Visionario? O bastian contrario?
La determinazione di Steve Jobs traspare anche dalla sua filosofia: mai accontentarsi e perseguire l’obiettivo anche a costo di dire di no. Il design di alcuni prodotti Apple deriva proprio dall’obiettivo di creare prodotti semplici. Il Macbook, così sottile e semplice da trasportare è nato proprio da una serie di “no” che Steve Jobs ha pronunciato prima di vedere il suo prodotto sottile così come lo aveva immaginato. Senza quei no, il successo del Macbook sarebbe stato lo stesso?

Sognatore? O utopista?
La carriera di Jobs potrebbe essere riassunta con una frase: “fai quello che ami”. Il fatto che il prototipo artigianale della Apple sia nato nel garage dei suoi genitori insieme all’amico Steve Wozniak lo dimostra. Iniziando un po’ per gioco, i due hanno iniziato a seguire i loro sogni e non hanno più smesso.

Appassionato? O pazzo?
La passione di Jobs però non è statica. Si trasforma, si amplia e si adatta in base alle esperienze che il fondatore della Apple fa nel corso della sua vita. Non si sente mai soddisfatto (come abbiamo visto) e continua a esplorare per fare sempre esperienze diverse. Ed è proprio uno dei consigli che dà agli studenti durante la cerimonia della consegna dei diplomi di laurea alla Stanford University (2005): “stay hungry, stay foolish”.

Pioniere? O Fortunato?
Che piaccia o no, Steve Jobs ha anticipato i trend e ha dettato la via ai suoi concorrenti.
Per lui i prodotti Apple non sono prodotti. Sono sogni. l’iPod per esempio, non è un semplice lettore di mp3. È un sogno. Il sogno di avere una grande quantità di musica sempre con sé e di poter scegliere proprio il brano che in quel momento si vuole acquistare. Ogni prodotto Apple crea un’esperienza di grande impatto e lo fa conoscendo la persona che lo comprerà. Il fatto che gli iPod siano usciti in diversi colori non è casuale: risponde proprio al desiderio di distinguersi di chi lo compra. Al desiderio di essere differenti.

“Think different” è stato lo slogan della Apple e secondo noi riassume in due parole il personaggio di Steve Jobs: un uomo che ha avuto la capacità di superare ogni ostacolo con caparbietà ed entusiasmo. Ed è proprio così che anche noi di Elmat affrontiamo le sfide a cui la vita e il lavoro ci mette di fronte: con determinazione, passione e con lo sguardo sempre oltre.

 

image copyright: Matt Buchanan

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Super Mario: un desiderio per Natale, da più di trent’anni https://www.elmat.com/blog/super-mario-un-desiderio-per-natale-da-piu-di-trentanni/ https://www.elmat.com/blog/super-mario-un-desiderio-per-natale-da-piu-di-trentanni/#respond Fri, 20 Dec 2019 15:53:58 +0000 https://www.elmat.com/blog/?p=3114 La determinazione dell’inventore di Mario ha fatto del personaggio in salopette un caso unico nella storia dei videogiochi, un caso da cui trarre ispirazione. Probabilmente se andassimo a rileggere alcune delle lettere scritte a Babbo Natale degli anni ‘80 troveremmo Super Mario Bros nella lista dei regali desiderati. Ed era così negli anni ‘90, negli...

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La determinazione dell’inventore di Mario ha fatto del personaggio in salopette un caso unico nella storia dei videogiochi, un caso da cui trarre ispirazione.

Probabilmente se andassimo a rileggere alcune delle lettere scritte a Babbo Natale degli anni ‘80 troveremmo Super Mario Bros nella lista dei regali desiderati. Ed era così negli anni ‘90, negli anni 2000 ed è così anche oggi.
Non sono tanti i videogiochi che rimangono nei desideri dei bambini (e non solo) per più di trent’anni. Chi ha realizzato Mario è un vero pioniere perché ha saputo vedere in una manciata di pixel, un gioco dal successo inesauribile.

Il segreto? Determinazione e passione

Ci vogliono astuzia e lungimiranza per dare vita a un ometto tanto semplice quanto simpatico. Ma chi ha inventato questo personaggio? Shigeru Miyamoto è il papà di Mario. È stato lui a farlo comparire nel videogioco Donkey Kong (1981) ed è stato lui a renderlo un successo, con determinazione e passione. Miyamoto non ha mai smesso di credere in Mario e nella sua capacità di entusiasmare i giocatori. Come in ogni progetto di successo, la cosa più importante è crederci.

Superare i problemi inventando soluzioni ingegnose

Forse non sai che l’aspetto di Mario deriva dai limiti tecnologici degli anni ‘80. Se il personaggio indossa una salopette è dovuto al fatto che i programmatori non potevano animare correttamente i movimenti senza far sparire le sue braccia. I baffi e le basette sono stati disegnati perché era impossibile mostrare la bocca e le orecchie.
Questo ci insegna che bastano un po’ di immaginazione e ingegno per superare i problemi che ogni giorno dobbiamo affrontare. È così che ci piace trovare soluzioni innovative ed è così che si può fare davvero la differenza.

Innovare, sempre

Miyamoto ha saputo andare oltre il successo di ogni singolo videogioco: non si è accontentato di fornire l’ennesima avventura ma ha sempre creato videogiochi con una nuova esperienza di gioco rispetto ai precedenti. Ogni gioco con Mario è diverso, entusiasmante in modo differente. E ovviamente sa essere sempre avvincente e divertente.
Finito un livello viene subito voglia di giocarne un altro. Un po’ come quando realizziamo un nuovo progetto che va alla grande: ci viene subito voglia di buttarci a capofitto in un’altra impresa, in un’altra avventura.

Un trionfo di semplicità, sempre al passo coi tempi

Ma perché amiamo così tanto Mario? Perché è uno di noi.
Chi di noi non si è mai sentito come lui almeno una volta? Per vincere, Mario è pronto a prendere a testate i muri. Se non è determinazione questa… Per raggiungere gli obiettivi, Mario si fa aiutare dal suo team (il cugino Luigi è il compagno di molte avventure). Ma soprattutto Mario sa adattarsi al futuro come tutti noi. In trent’anni si è evoluto: sul suo viso è nato un sorriso ad alta definizione e il suo corpo è diventato rotondo e paffuto come ce lo immaginavamo negli anni ‘80.
Insomma, non importa quanto il mondo possa cambiare, lui sarà sempre pronto a trasformarsi per stare al passo coi tempi. Un po’ come facciamo noi di Elmat e come fai tu system integrator, installatore e professionista. Il segreto è adattarsi ai cambiamenti rimanendo fedeli a noi stessi. Mario è sempre Mario ma incarna lo spirito di ciò che è nuovo, di ciò che cambia. Anche noi dobbiamo fare come lui: rimanere quello che siamo senza rincorrere l’innovazione, ma facendola nostra.

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5 lezioni di innovazione da Leonardo da Vinci https://www.elmat.com/blog/5-lezioni-di-innovazione-da-leonardo-da-vinci/ https://www.elmat.com/blog/5-lezioni-di-innovazione-da-leonardo-da-vinci/#respond Wed, 02 Oct 2019 12:52:45 +0000 https://www.elmat.com/blog/?p=3049 Leonardo da Vinci è stato pittore, scultore, architetto, ingegnere, inventore… Ma se volessimo rispondere alla domanda “chi era Leonardo da Vinci” con una sola parola, allora potremmo dire con assoluta certezza che Leonardo è stato un innovatore. Innovare significa cambiare le cose introducendo qualcosa di nuovo. Leonardo ha anticipato tecniche, pensieri, esperimenti, teorie e progetti...

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Leonardo da Vinci è stato pittore, scultore, architetto, ingegnere, inventore… Ma se volessimo rispondere alla domanda “chi era Leonardo da Vinci” con una sola parola, allora potremmo dire con assoluta certezza che Leonardo è stato un innovatore.
Innovare significa cambiare le cose introducendo qualcosa di nuovo.
Leonardo ha anticipato tecniche, pensieri, esperimenti, teorie e progetti più di ogni altro personaggio storico. Dunque è proprio da lui che dovremmo trarre insegnamento. Abbiamo provato allora a trovare 5 lezioni di innovazione, 5 suggerimenti per chi come Leonardo, vuole andare oltre.

1- Non smettere mai di imparare
2- Mai fermarsi di fronte ai problemi
3- Siamo noi a decidere chi vogliamo essere
4- Per realizzare qualcosa di unico bisogna provare, testare, e riprovare
5- Non porre limiti all’immaginazione

1- Non smettere mai di imparare
Leonardo aveva una voglia inesauribile di sapere. Ha approfondito la conoscenza di tante materie: non solo quelle legate alla sua professione (pittura, scultura e architettura) ma anche la medicina, la botanica, la meccanica, l’idraulica, l’astronomia… Leonardo non ha mai smesso di imparare, quasi come si nutrisse di conoscenza: si dice che durante la realizzazione delle opere più importanti si dimenticasse addirittura di mangiare!
Insomma, Leonardo ci insegna che per essere un innovatore bisogna avere una curiosità sconfinata, che va oltre quello che siamo e che sappiamo fare.

2- Mai fermarsi di fronte ai problemi
Leonardo era un genio ma non è stato tutto semplice neanche per lui. Per esempio era mancino e scrivere gli era difficile, ma non ha rinunciato a farlo. Scriveva al contrario (da destra verso sinistra) e utilizzava delle abbreviazioni uguali per tutti i suoi appunti. Leonardo non si è fermato neanche quando gli è stata commissionata l’Ultima Cena. L’opera doveva coprire 40 mq: una sfida per l’epoca perché avrebbe dovuto cambiare la tecnica di pittura. Come ben sappiamo Leonardo non si è fermato e oggi il dipinto si rivela in tutta la sua bellezza a Santa Maria delle Grazie, a Milano.
Insomma, Leonardo ci insegna che non ci si ferma davanti ai problemi e che una soluzione c’è sempre: bastano un po’ di astuzia e furbizia per trovarla.

3- Siamo noi a decidere chi vogliamo essere
Leonardo si presentò a Ludovico il Moro (che l’aveva chiamato a Milano per la realizzazione di un’opera) con una lettera. Qui scrisse che non solo avrebbe potuto realizzare l’opera ma anche che avrebbe potuto realizzarne molte altre. Leonardo non si è limitato a presentarsi dicendo ciò che sapeva fare, ma anche ciò che avrebbe saputo fare.
Insomma Leonardo ci insegna che non dobbiamo mai porci nessun limite. Possiamo andare ben oltre ciò che sappiamo fare se davvero vogliamo farlo. Se siamo esperti di una cosa, allora possiamo esserlo anche di altre cose. O per lo meno, possiamo provarci.

4- Per realizzare qualcosa di unico bisogna provare, testare, e riprovare
I dipinti di Leonardo sono realizzati con tecniche mai utilizzate prima, inventate da lui stesso. La Gioconda non sarebbe così enigmatica se Leonardo non avesse pensato di utilizzare la tecnica dello sfumato proprio sul suo viso. L’Ultima cena non sembrerebbe così realistica se non fosse dipinta con una prospettiva centrale. Leonardo dunque cambia le regole, ne propone di nuove e realizza opere uniche mai viste prima.
Insomma Leonardo ci insegna che tentare nuove vie e sperimentare è indispensabile per creare qualcosa di davvero unico nel suo genere.

5- Non porre limiti all’immaginazione
Leonardo era sempre pieno di nuove idee. Lo testimoniano i suoi appunti e i suoi disegni che hanno dato vita (spesso solo sulla carta) a macchine futuristiche e invenzioni di ogni tipo. Non importa che queste fossero impossibili da realizzare. Non importa che alcune di esse non siano mai state realizzate. Leonardo ha dato pieno sfogo alla sua immaginazione.
Insomma, Leonardo ci insegna che niente è impossibile. Magari quello che oggi riteniamo impossibile si realizzerà domani, come è successo proprio a lui. Dunque perché limitare la nostra fantasia e il nostro ingegno?

Leonardo ha davvero tanto da insegnarci. Nel suo modo di agire non c’è tempo per porsi limiti. Non c’è neanche spazio per l’autocommiserazione. Ci sono invece idee infinite, esperimenti avveniristici e tanta voglia di scoprire il nuovo, il diverso e l’inesplorato. Ed è proprio così che dovremmo agire anche noi, oggi, ogni giorno. Qualsiasi sia la nostra professione.

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Pionieri – Federico Faggin: una storia di coraggio e dedizione https://www.elmat.com/blog/pionieri-federico-faggin-storia-coraggio-dedizione/ https://www.elmat.com/blog/pionieri-federico-faggin-storia-coraggio-dedizione/#respond Wed, 29 May 2019 13:04:14 +0000 http://www.elmat.com/blog/?p=2941 Questo mese è uscito il libro di Federico Faggin, il fisico che ha inventato il microprocessore. Il libro si chiama Silicio ed è un’autobiografia che racconta anche le idee e le scoperte di Faggin, tra cui la tecnologia MOS IC con porta di silicio (SGT), fondamentale per la sua invenzione. Silicio è anche il riferimento...

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Questo mese è uscito il libro di Federico Faggin, il fisico che ha inventato il microprocessore. Il libro si chiama Silicio ed è un’autobiografia che racconta anche le idee e le scoperte di Faggin, tra cui la tecnologia MOS IC con porta di silicio (SGT), fondamentale per la sua invenzione. Silicio è anche il riferimento al luogo in cui il fisico si è trasferito all’età di 28 anni: la Silicon Valley. Ecco la sua storia.

Il coraggio di lasciare l’Italia
Cominciamo proprio da una delle qualità imprescindibili di un pioniere: il coraggio. Dopo il diploma all’Istituto Rossi di Vicenza e la laurea all’Università di Padova, Federico Faggin colse al volo l’opportunità. L’azienda in Brianza per cui iniziò a lavorare e per la quale sviluppò la prima tecnologia di processo per la fabbricazione di circuiti integrati lo mandò in un’azienda consociata a Palo Alto, California.
Lasciare il proprio Paese, cambiare lingua e abitudini e immergersi in un mondo completamente diverso, non è mai facile. Ci vuole coraggio e Federico, insieme alla moglie Elvia, ne ha avuto, eccome. Ed è stato grazie a questa scelta che il fisico ha potuto realizzare qualcosa di grande, o meglio, qualcosa di molto piccolo e potente: il microprocessore.

Federico Faggin Intel 4004

Intel 4004

La scoperta che ha reso possibile il pc
Dopo due anni dal trasferimento, Faggin venne assunto dalla Intel e un anno dopo, nel 1971, realizzò il primo microprocessore al mondo. L’Intel 4004 conteneva tutta la potenza di un computer in un chip: infatti aveva una potenza di calcolo superiore a quella del primo calcolatore elettronico al mondo.
Sempre sotto la guida di Faggin nacquero l’8008 e l’8080 che aprirono la strada ai microprocessori che ancora oggi si utilizzano nei moderni computer. Tutto andava a gonfie vele ma gli intoppi sono sempre dietro l’angolo e i rapporti con l’Intel iniziarono a incrinarsi, a tal punto che Federico decise di lasciare l’azienda.

La capacità di reagire
Il fisico vicentino fondò la Zylog ma nonostante il successo dei suoi microprocessori, l’Ibm scelse l’Intel come fornitore. Faggin non si scoraggiò e iniziò a far parte di diverse attività imprenditoriali in differenti ambiti dell’informatica: trasmissione di voce e dati da computer e telefono, touchpad e sensori per fotocamere digitali.
Oggi Federico e la moglie Elvia sono impegnati nella Fondazione che porta il loro nome e che supporta ricerche universitarie nel campo della consapevolezza. L’idea alla base è che non ci sia computer al mondo (neanche quello più potente) in grado di emulare il cervello umano.

Federico Faggin è un pioniere, non c’è dubbio. Ha “esplorato” la scienza e la tecnologia per realizzare il futuro dell’informatica e non ha mai smesso di essere curioso, di studiare e di scoprire. Abbiamo tutti molto da imparare da lui!

Photo Credits: Federico & Elvia Foundation

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Pionieri – Douglas Engelbart: dal primo mouse alla prima live demo della storia https://www.elmat.com/blog/pionieri-douglas-engelbart-dal-primo-mouse-alla-live-demo-della-storia/ https://www.elmat.com/blog/pionieri-douglas-engelbart-dal-primo-mouse-alla-live-demo-della-storia/#respond Sat, 27 Apr 2019 07:17:16 +0000 http://www.elmat.com/blog/?p=2918 Il 27 aprile 1981, esattamente 38 anni fa, la Xerox Parc presentò il mouse insieme a uno dei primi computer che integrava questa periferica. Tuttavia il mouse non è nato nel 1981. E non è stato inventato da Xerox. Dobbiamo tornare indietro di 13 anni, nel 1968, per vedere il primo mouse, brevettato da Douglas...

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Il 27 aprile 1981, esattamente 38 anni fa, la Xerox Parc presentò il mouse insieme a uno dei primi computer che integrava questa periferica. Tuttavia il mouse non è nato nel 1981. E non è stato inventato da Xerox.
Dobbiamo tornare indietro di 13 anni, nel 1968, per vedere il primo mouse, brevettato da Douglas Engelbart, ingegnere statunitense. Proprio in quell’anno il pioniere anticipò tecnologie che oggi sono parte della nostra vita. E lo fece con una dimostrazione pubblica dal vivo di 90 minuti, considerata la madre di tutte le demo. Ecco che cosa presentò Engelbart.

douglas engelbart

oN Line System: 5 novità in bianco e nero
Se nel 1968 ci fosse stato Twitter l’hashtag del live event sarebbe stato proprio #NLS, ovvero l’oN Line System. Si trattava di un ambiente software presentato attraverso un sistema di computer connessi tra loro e messo a punto da Engelbart e l’Augmentation Research Center, fondato proprio da quest’ultimo. Il software e il sistema anticiparono ben 5 tecnologie.

51 anni fa Engelbart vide avanti, molto avanti
Nella demo del 9 dicembre 1968 l’ingegnere dimostrò un sistema di scrittura a video, un sistema per la collaborazione con condivisione audio e video, un sistema a finestre e l’utilità di avere un insieme di articoli scientifici collegati tra loro da link.
In soli 90 minuti già parlava di quelli che poi sarebbero diventati i programmi di videoscrittura, la real-time computer conferencing, i sistemi operativi e internet. E non solo: a rendere più semplice l’utilizzo del computer c’era un parallepipedo di legno con due ruote di metallo. La quinta delle tecnologie che Engelbart anticipò.

L’antenato del mouse aveva le ruote
Il brevetto del mouse fu depositato da Engelbart il 27 gennaio 1967. Si trattava di un blocco di legno che si muoveva attraverso due ruote di metallo, una orizzontale e una verticale. Così il mouse poteva definire la posizione precisa del puntatore come se questo si spostasse su un asse cartesiano. Engelbart ne spiegò il funzionamento durante la demo che oggi si può vedere e approfondire sul sito dougengelbart.org

Come abbiamo scritto nel nostro primo articolo dedicato a Tim Berners-Lee, il pioniere è colui che apre la via agli altri. Nel caso di Douglas Engelbart, le vie che si sono aperte sono 5 e tutte fondamentali oggi. Il valore che hanno queste tecnologie lui già lo immaginava. Durante la demo, introducendo l’idea di un computer connesso ad altri con NLS, disse “…instantly responsive to every action you had, how much value could you derive from that?”
Conoscere il valore degli strumenti tecnologici e usarli aprendo la via agli altri: questo sì che è essere pionieri. Proviamoci anche noi!

Photo credits: Alex HandyMichael Hicks

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Pionieri – Tim Berners-Lee: l’inventore del web e la sua nuova impresa https://www.elmat.com/blog/tim-berners-lee-l-inventore-del-web-e-la-sua-nuova-impresa/ https://www.elmat.com/blog/tim-berners-lee-l-inventore-del-web-e-la-sua-nuova-impresa/#respond Wed, 20 Mar 2019 15:43:44 +0000 http://www.elmat.com/blog/?p=2889 Tim Berners-Lee è un pioniere, ma chi è un pioniere? Tra tutte le definizioni, quella che più ci piace è quella della Treccani: è pioniere “… Chi apre una via agli altri, esplorando regioni sconosciute e insediandosi in esse, in modo da consentire nuovi sbocchi all’attività umana … chi è il primo o fra i...

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Tim Berners-Lee è un pioniere, ma chi è un pioniere? Tra tutte le definizioni, quella che più ci piace è quella della Treccani: è pioniere “… Chi apre una via agli altri, esplorando regioni sconosciute e insediandosi in esse, in modo da consentire nuovi sbocchi all’attività umana … chi è il primo o fra i primi a lanciarsi in una iniziativa, a intraprendere un’attività, a diffondere un’idea, aprendo nuove strade, nuove prospettive e possibilità di sviluppo”.

Come racconta la nostra storia ci sentiamo un po’ pionieri. Esplorare ciò che è nuovo, “lanciarsi” e aprire nuove strade è quello che vogliamo fare ogni giorno selezionando i prodotti che offriamo ed è per questo che vogliamo raccontarvi le storie di chi, ancora meglio di noi, ha portato il mondo intero verso qualcosa di nuovo. Come Tim Berners-Lee, inventore del World Wide Web insieme al collega Robert Caillau.

Chi è pioniere lo è per sempre. Uno degli ultimi tweet di Tim Berners-Lee lo ritrae a Lagos, in Nigeria, insieme alle ragazze del W.TEC, organizzazione no-profit che incoraggia le donne a utilizzare le nuove tecnologie. Le parole di Tim sono quelle di chi crede fermamente nel cambiamento: “La straordinaria energia e creatività – il potere delle donne al W.TEC di Lagos – dovrebbe ispirare le ragazze di tutto il mondo ad avvicinarsi alla tecnologia”.


La Nigeria è la terza tappa del tour di 30 ore compiuto da Tim Berners-Lee, che prima è stato anche Ginevra e Londra. Una vera e propria maratona per parlare del nuovo progetto #ForTheWeb e festeggiare il compleanno del World Wide Web, il 12 marzo 2019. Trent’anni prima Tim propose al CERN di Ginevra un database ipertestuale per facilitare la comunicazione e la cooperazione dei ricercatori, creando così la base del web, che si espanse poi a partire dai primi anni ‘90.

A distanza di decenni dalla creazione di una tecnologia potente e globale, Tim Berners-Lee non si è certo fermato. Oggi il suo obiettivo, insieme alla Web Foundation, è rendere il web migliore. Nel suo messaggio in occasione del compleanno (30 years on, what’s next #ForTheWeb?) Tim parla ai governi, alle aziende e ai cittadini e suggerisce cosa fare. Lo scopo è creare un nuovo contratto per il web per far sì che questo strumento sia per tutti un’opportunità di crescita e non sia utilizzato per fini criminali, per creare disinformazione o senza il rispetto dei diritti umani.

Il nuovo obiettivo di Tim è forse più difficile da realizzare del precedente ma noi siamo convinti che lui possa guidarci verso un web migliore. E dato che tutti dovrebbero fare qualcosa, abbiamo voluto dare il nostro piccolo contributo condividendo qui e sui nostri social il progetto #ForThe Web. Forza Tim!

Photo credits: Paul Clarke (link to the license)

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